Scrivo queste righe, nemmeno una lettera. Solo riflessioni per spiegare il perchè del suo sparire.
A lui non arriveranno mai ma aiutano a dare un senso ad una partenza che ci ha lasciati senza parole.
Per 50 anni aveva vissuto all’insegna della normalità: vita di lavoro, di famiglia.Rapporti forti, condivisione di affetti e di interessi con la sua donna, con i figli, gli amici.
Come ognuno di noi aveva accantonato qualche sogno di ragazzo, superato dalla ricchezza del vivere quotidiano.
Fino a che, un giorno, col risveglio, sono scoccati i 50.
Giro di boa esistenziale. Faticoso, come per ogni persona immagino, accettare che il “ ruit hora” lo avesse portato al punto massimo dell’esistenza.
Temporalmente parlando si intende, perché dai 50 anni in poi si vive una seconda vita, più ricca, più profonda, più matura, aperta alle novità lasciate sedimentare.
Con gli auguri e le candeline di buon compleanno i suoi giorni sono divenuti più ansiosi, sentiva lo sgranare dei secondi portar via, per sempre, credeva, un sogno di ragazzo, un tempo abbandonato. Ora spuntava prepotente ogni volta che si guardava allo specchio.
E nella testa risuonava, ad ogni alba più forte, il richiamo della foresta libera, senza vincoli.
Gli mordeva la coscienza profonda, lo lacerava ogni volta di più .
Ora vedeva, o credeva di vedere, che la “ sua “ strada era quella che non aveva percorso, la strada del viaggio libero.
E così un giorno lo abbiamo visto camminare, mano nella mano, accanto a un’altra donna.
Un vento di passione gli riempiva le braccia di fiori, accendeva la sua voce di caldi accenti.
Cercava di adornare in ogni modo il nuovo amore che conosceva profumi di pazzia, senza regole, senza schemi né doveri.
Le voci della sua casa lo han trovato completamente sordo.
Non aveva più zavorra a frenare moti e pensieri.
Colto da amnesia profonda, il cuore adesso parlava lingue nuove e lui stesso non comprendeva il linguaggio che lo aveva legato ai giorni, prima che arrivasse il sole di mezzanotte.
Non era lui che usciva dalla casa lasciandosi alle spalle l’esistenza fin allora vissuta.
Era un vento nuovo che lo portava e lui non offriva resistenza : tachicardia al cuore , respiri profondi quasi da apnea, tutto gli appariva colorato in modo abnorme, come nei vaneggiamenti.
Ma vaneggiare ora era il suo vivere. Fino a che il sogno coltivato non si è spezzato come mela verde caduta anzitempo.
Solo, né passato né futuro, si è guardato attorno, tutto estraniato.
La fiorista aveva come sempre preparato un rosso mazzo profumato ma ora lo porgeva a due mani accasciate.
L’orizzonte si era d’improvviso fatto corto, l’aria gli mancava sotto la cappa di un mondo che si stava annullando.
Restava una via di fuga, piccola , che chiamava nel buio che stava calando.
E lui, come automa senza carica, ha seguito il richiamo.
Ma il suo passo era divenuto incerto, il gesto ricco di un nuovo tremito, le forze d’improvviso avevano abbandonato i suoi muscoli forti.
Aveva un compagno di viaggio nuovo, che non si era scelto, che lo ha scelto per sempre. E che per vivere si appoggerà via via di più alle sue, un tempo, forti membra.
Si sono riaperte le braccia antiche e lo hanno accolto con timido ardore, pazienti e speranzose.
Non era più il marito e il padre che conoscevano, bisognoso ora di nuove cure.
Ma tutto si ricomponeva. Tornato marito, divenuto nonno, entrò anche lui nell’orizzonte dei pensionati.
La nuova libertà si è d’improvviso accompagnata al ritorno del sole di mezzanotte: la liquidazione, i risparmi accumulati da una vita, si son fatti gioielli regalati a piene mani a quel giovane cuore che tornava a illuminargli gli occhi.
La fuga, dal passato, da se stesso, da un futuro segnato.
La pazzia ha spazzato ogni catena e mostrato miraggi più veri del vero.
Sparì in preda a una visione dai colori sgargianti dove i moti accelerati del cuore sono pane profumato, necessario per camminare in questo nuovo spazio – tempo che lo allontana, come gabbiano incapace di resistere al soffio della tempesta che lo ha travolto.