Sono uscita con Gengis Kan a fare 4 passi. Per lui sono vita, li pretende quasi nel suo piccolo stare di cane vecchio e malandato. Quando vede il guinzaglio sembra vivere di vita nuova.
Oggi poi si è messo a saltare, lui, con le zampe anchilosate e doloranti.Eran 3 giorni che non usciva, sembrava impazzito.
A malapena aspettava che gli mettessi il guinzaglio, impaziente mugulava di gioia e brontolio – lamento insieme.
Poi abbiamo fatto il giro più lungo, diverso dal solito, quello più inesplorato al suo naso, quello che ha scelto.
Glielo dovevo questo contentino, lui che si muove solo per accompagnare Luciano, che conduce in casa una vita ritirata da eremita.
E il sole era con noi.
In tarda mattinata siamo usciti persino Luciano ed io per il caffè: l’ho chiamata Fuga da Alcatraz questa uscita che gli fa rischiare una broncopolmonite visto che lui sta per forza fermo al freddo.
Ma se è suo desiderio si va. Che senso ha vivere protetti, tirare avanti rinunciando? Meglio un giorno da leoni.
Il prossimo obiettivo è presenziare il 26 al concerto di Natale. Sarà cantata Annunciazione, scritta da lui, la prima volta con un coro che non sia il suo.
Ci saremo, a costo di andarci coi Soccorritori Volontari.
Così pure al concerto del 5 gennaio.
Come si vede obiettivi minimi, da pochi giorni di prospettiva. Ma sono pur sempre mete da raggiungere, per nulla scontate.
Noi tre, stamattina, Gengis Kan, Luciano, ed io, ci siamo seduti al tavolo imbandito della vita e abbiamo scelto i bocconi più buoni tra quelli accessibili, li abbiamo centellinati spremendo tutto il gusto e il sapore che contenevano.
Tutto questo nel giorno del solstizio d’inverno che non pare inverno, sole caldo, boccioli gonfi sui rami, erba verdissima, calicantus in fiore , nessuna traccia di neve, qualche fiore giallo sui rami del gelsomino.
Anomalo inverno, anomalo Natale fino ad ora, tutto da gustare immersi sotto una cupola di cobalto, strepitosa sulle nostre teste.
Manca solo la Cometa.