Noi siamo dei semi inviati da Dio nell’Universo, dentro una tuta spaziale che è la migliore possibile. Ha durata limitata ma cresce con noi, siamo un tutt’uno con essa.
E’ ciò che noi chiamiamo corpo.
In esso è racchiuso lo Spirito, inviato nel cosmo per farlo fruttificare.
Siamo simili agli astronauti terrestri inviati su lontani pianeti. Necessitano di tutto per vivere in quei luoghi. Poi, a missione terminata, devono rientrare.
Anche per noi umani è così: cessato il motivo per cui siamo stati spediti quaggiù, dobbiamo fare ritorno al nostro mondo di partenza.
Per questo il corpo, alla morte, ci appare così vuoto, involucro di creta senza vita. Inutile, come il vestito che la cicala abbandona quando cresce e cambia dimensione.
Difficile accettare l’idea che questo corpo così importante nel mondo nostro, sia in realtà la parte meno significativa.
E’ necessario certo, ma non ha tutta l’importanza che noi gli attribuiamo. Esso prende vita solo dallo Spirito.
Questa “ tuta spaziale” che ci accompagna deve essere sana, in buone condizioni, funzionante al meglio, sennò è da rottamare e sappiamo cosa significhi: tornare da dove siamo venuti.
Ma quale Missione ci è stata affidata?
Se noi la conoscessimo in anticipo forse la porteremmo a termine bene invece di andare avanti a tentoni, a volte nemmeno consapevoli di dover svolgere un compito speciale.
Tutti abbiamo iniziato a vivere su questa terra allo stesso modo: micro-astronauti capitati su un pianeta nuovo, ignari di tutto.
I bambini sono i semi del giardino Terra che dobbiamo allevare con cura, perchè siano in grado di comprendere, magari meglio di noi, quale Missione li attende, e come in una staffetta, di portarla avanti.
Ma quale Missione?