Pienezza e vuoto.
Manca l’incastro, l’anima anela di trovare il confine della presenza sua, confine che non c’è.
Ora si spalanca l’abisso dell’infinito, scontro – incontro.
Realtà piena che travolge.
La porta dell’umana vita si è aperta,
io, noi,
siamo a tu per tu con i “non limiti”.
Noi, cui i confini danno sostanza e realtà.
La morte mette sull’orlo dell’ incommensurabile.
In questa totalità indicibile vortico vertiginosamente.
Su questo mondo senza più bordi delineati,
senza muri né porte né soffitti né tetti.
Circondata dal vuoto – pieno, dal buio-luce,
non vedo e sento
immagino e sto muta,
manca la parola,
manca anche il battito,
la musicalità dell’eterno non segue metriche umane,
sono senza voce, il suono resta dentro me.
Quel ritorno al Tutto mi travolge.
L’onda avanza, un’eco rimbalza ovunque,
non ci sono pareti in questa mia valle,
non c’è più valle,
solo sterminati campi senza orizzonti,
solo cieli – mari fluttuanti,
non vi sono rive,
tutto è un abbraccio, tutto è un ritorno,
incessante viaggio,
sempre presente, tutto presente,
tutto in quell’E’.
Che non vedo,
che so esiste,
che percepisco,
che mi si mostra e mi ritrovo cieca,
un volto senza viso,
uno sguardo senza occhi ,
un Tutto, unico immenso Tutto.