Marianna si era concessa una passeggiata lungo il fiume. All’improvviso si accorse di una snella figura che scivolava nell’intrico verde, non era una persona e neppure un animale.
Accelerò il passo e la vide buttarsi nell’acqua, colse solo il rimbalzo dell’acqua, che al sole si illuminò come un fuoco d’artificio. Era autunno, foglie gialle, rosse, ruggine si intrecciavano a formare ghirlande. Respirò a fondo il silenzio di quel momento stuzzicato da attimi di stupore. Chi o cosa si era tuffato poco fa? Non era certo momento da bagno questo anche se il sole riscaldava l’aria. Scosse le spalle e continuò il passo. Dopo qualche giorno ritornò sul sentiero lungo il fiume. Era un’abitudine consolidata, rubacchiava al giorno un’ora di pace, tra un impegno e l’altro. La stagione aveva svuotato il percorso dalle tante presenze estive. Era sola in quell’ora meridiana. Sentì improvviso un frullare d’ali: sull’acqua si alzò una colonia di aironi, di anatre, di colombi. “E di chissà quali altri uccelli” si disse. Non era esperta scienziata della fauna del luogo, si accontentava di godere degli spazi verdi e silenziosi, ancora sterrati. Non potè però non notare che nello stesso istante il corso largo e lento dell’acqua si increspava tutto come se frotte di pesci si fossero affondati nello stesso momento. “Davvero strano” pensò accelerando il passo. Doveva rientrare al lavoro! Quasi ogni giorno tornava sul sentiero, a volte lo percorreva tutto, un intero anello da una riva all’altra del fiume. Ne conosceva i ricettacoli di luce e ombra, il profumo, i rumori. Per questo quella domenica si arrestò stupita: udiva un mormorio leggero ma diffuso, “Gente in assemblea sul fiume? “ si chiese. Arrestò il passo e tese l’orecchio e l’occhio si fece acuto. Sul greto della spiaggetta zampettavano uccelli di varie forme e colori, dal pelo d’acqua alzavano il muso frotte di pesci d’ogni tipo. Seduta sulla riva stava una spledida figura, un’anguana. Dai capelli rossi e gialli, fiammeggianti. Ebbene sì, erano tutti riuniti in assemblea. Nel silenzio del luogo le arrivavano sommesse frasi che , strano a dirsi, lei capiva. Non ci badò e allungò l’orecchio: “Ebbene sì, qui saran tagliati gli alberi, cementificata la terra, qui ci sarà una strada”. Proteste si levarono ovunque condite da batter d’ali e di pinne, da stormir di fronde. L’anguana parlava per tutti e a tutti. Propose: “ O riusciamo a cancellare il progetto o l’anima del fiume sparirà e noi con lui”. “ Ma come! Ma come fare?!” Brunilde battè le mani e prese la parola: “ Un modo c’è! Non dimenticate che io appartengo al mondo fatato delle Anguane. Con la magia posso far sparire il fiume e tutto ciò che contiene e che lo attornia. L’acqua sprofonderà sotto i ghiaioni, voi pesci vi salvate nei torrentelli e nelle pozze d’acqua che rimarranno. Per qualche tempo. Giorni o mesi. Vediamo che faranno gli uomini!Ci daremo appuntamento alla prossima luna piena. Allora sapremo qualche novità, spero buona per tutti noi”. E nel silenzio corale dell’assemblea il fiume si alzò. Spumeggiò, salutò il sole con tanti arcobaleni, poi si inabissò. Fu un istante. Marianna che guardava rimase allibita. Improvvisamente il letto del fiume si asciugò e lei potè attraversare da riva a riva. Si guardava attorno ma non vide anima viva, né d’uomo né di animale o pianta. Improvvisamente si trovava in un luogo asciutto, deserto, senza vita. Prese dalla tasca il cellulare e fotografò. Voleva verificare se era in preda ad allucinazioni ma la foto che subitò controllò parlava chiaro: Il fiume e le sue rive erano sparite. Tornò in città e dritta dritta andò nella sede del giornale del luogo. Raccontò l’accaduto e fu creduta solo quando mostrò la foto. Partirono cento telefonate: ai vigili del fuoco, alla Forestale, al sindaco, agli scienziati, alla provincia, alla Regione, all’Università. Questo era un tempo strano in cui la terra spesso manifestava insofferenza e si sgrullava con mille terremoti sparsi nel mondo. Vuoi che un fenomeno simile si stesse verificando anche in valle, lì dove scorreva il fiume?
Fior fiore di esperti si ritrovarono intorno al letto del fiume, ora secco inospitale perfino sulle rive. Non trovarono risposte al fenomeno improvviso. Quel che è certo è che l’intera valle imbruttì rapidamente, se prima arrivavano frotte di turisti ora non se ne vedeva uno. Ma la stessa città degradò velocemente. Caddero i progetti turistici, economici. Crollò anche il morale della popolazione che da sempre aveva vissuto lungo il fiume e che aveva la sua storia impastata con lui.
Venne il plenilunio: Se ne ricordò Marianna e si avviò verso il luogo dell’ultima assemblea senza pile e torce per vedere ove posava il piede. Tanto la luna illuminava il percorso ora brullo ed esposto alla luce. Si sedette ad aspettare. Improvvisamente vide la spiaggetta popolarsi mentre un filo d’acqua era apparso per consentire ai pesci di arrivare sin lì.
Brunilde parlò: raccontò la desolazione che aveva invaso il cuore degli uomini nel veder sfumare ogni progetto di guadagno. Ma raccontò anche la tristezza che si diffondeva ovunque e i mormorii sempre più crescenti: “ Ah! Quant’era bello il fiume! Ah! se potessimo ancora passeggiare sulle sue rive! Ah! Se ci fossero ancora frondosi alberi intorno a noi!| Non si può vivere in questo deserto! ” Marianna ascoltava e registrava col suo cellulare. Sperava di raccogliere quelle parole. Il mormorio crebbe: tutti gli esseri lì radunati decisero di far rivivere fiume e terra. A una condizione: che ci fosse una promessa da parte di tutta la città: il fiume andava amato e protetto. Mai più lunghe mani sulla sua bellezza e ricchezza, che apparteneva a tutti. Solo in quel momento tutto sarebbe tornato a vivere come sempre. Si separarono con la promessa di incontrarsi al prossimo plenilunio. Marianna tornò a casa, accendendo le torce che con prudenza aveva portato con sé. Di primo mattino portò la sua registrazione alla redazione del giornale. Ancora una volta sollevò un putiferio tra gli esperti dei vari settori, compresi politici e commercianti. Non volevano credere a ciò che sentivano e però… un tarlo si insinuò nelle loro menti. “ E se fosse tutto vero? Se la natura possedesse poteri magici sconosciuti agli uomini?” Marianna venne incaricata di portare al fiume rinsecchito, là dove si teneva l’assemblea di tutti gli esseri fluviali, l’impegno di sindaci e politici e commercianti e cittadini. Era una pergamena lunghissima che raccoglieva impegni e promesse di rispetto per tutto il fiume e una valanga di firme. A dire il vero qualcuno si vergognava di firmare questo accordo, gli pareva di cedere, con tutta la sua sapienza e ragionevolezza, a richieste magiche e assurde. Però… i fatti erano fatti, il fiume e tutto ciò che lo attorniava era sparito. Almeno provare non ci si perdeva nulla. Così uno dopo l’altro tutti firmarono, ma proprio tutti.
Marianna tornò il mese dopo e quando apparve l’assemblea tossicchiando richiamò l’attenzione dei presenti e parlò. Venne ascoltata in completo silenzio. Alla fine Brunilde a nome di tutti accolse la proposta. Improvvisamente comparvero le onde scroscianti, gli alberi fruscianti e stormi di uccelli si lanciarono divertiti a pelo d’acqua, increspata da tuffi guizzanti.
La gente che attendeva un segnale si precipitò lungo le rive, non importa fosse notte, con la luna a guardare ci fu chi si tuffò nell’acqua, canti si alzarono un po’ ovunque, incredibile aria di festa si sparse intorno. La pergamena sta ben incorniciata al Museo, sotto teca, protetta. Tutti la possono leggere, nessuno la può toccare, proprio come il fiume e le sue rive. La città è da allora l’emblema della nuova umanità.
Silvana Dal Cero, 5 novembre 2016