Era partito con i suoi 3 amici, maghi come lui. Avevano studiato i cieli e i libri antichi per lunghi anni. Ognuno nella sua ziggurat.
Individuata la cometa si erano dati appuntamento per viaggiare insieme. Più facile andare in compagnia sotto i cieli del deserto.
Ognuno aveva con sé un dono per il Bambino. Oro, incenso, mirra.
Lui, il Quarto Mago,il più giovane, chiudeva la fila della carovana. Non aveva rivelato la natura del suo regalo. Doveva essere una sorpresa.
Impetuoso, curioso, vivace, a volte era perfino esagerato.
I Maghi erano molto conosciuti in Oriente, tutti portavano rispetto alla loro sapienza, alle lunghe barbe, ai ricchi mantelli. La fama li precedeva e li seguiva.
Nobili, principi, sacerdoti facevano a gara per ospitarli nei propri palazzi.
Spesso accettavano ma questa volta no, non potevano perdere tempo in inutili ricevimenti e chiacchiericci.
La cometa avvistata non era solo un grande evento astronomico.
Leggendo il libro del cielo avevano capito che li avrebbe guidati dal Principe di tutti i tempi e la strada per arrivarci era molto lunga.
Kamil seguiva dunque la carovana ansioso di arrivare ma… era giovane, gli piaceva scoprire le storie scritte nelle stelle e anche quelle del mondo che gli si spalancava innanzi.
Fu per questo che, arrivati nella città di Al- Bag -Din accettò l’invito del Gran Visir.
“Per una notte” disse a Gaspare, Melchiorre e Baldassare . “ Solo per questa notte”.
I 3 amici si erano accampati fuori le mura.
Avrebbero dormito un po’, certamente, fatto riposare i cammelli, si sarebbero tutti sfamati e dissetati e poi avrebbero dedicato qualche ora della notte alla lettura del cielo.
Cercarono di convincerlo a restare, invano: quella sera Kamil si staccò dalla compagnia.
Entrò in città diretto a palazzo dove fu accolto con tutti gli onori.
Venne aiutato a spogliarsi, entrò in piscina, le sue vesti ormai polverose e sgualcite vennero sostituite con tessuti nuovi e preziosi.
Giunto nel salone lo accolse l’ovazione e l’ammirazione dei Grandi della città.
Potè gustare cibi rari, serviti su splendidi vassoi.
Le tavole imbandite vennero spogliate interamente.
Al termine del pranzo gli invitati erano accaldati, sorridenti, il tono delle voci alto e festoso.
Iniziarono le danze: donne velate e bellissime incantarono gli ospiti.
Il Quarto Mago si gustò la serata. Mai gli era accaduto di essere accolto, acclamato, riverito, servito in questo modo.
Fece le ore piccole, dormì tra morbidi cuscini nel silenzio di un palazzo in cui erano evidenti i segni della grande ricchezza.
Si svegliò quando il sole era già alto. Cercò di riordinare ricordi e pensieri e finalmente si rese conto di essere in grande ritardo.
I Maghi erano partiti alle prime luci dell’alba. Così erano gli accordi. Kamil uscì dal palazzo di corsa, raccolse le redini del suo cammello e partì senza bagagli, tranne se stesso.
Fece trottare l’animale al massimo e arrivò fuori le mura. Non c’era traccia degli amici. Tutti partiti. I Maghi con l’intera carovana.
Lo prese una improvvisa disperazione. Cosa fare? Dove andare?
Poi cercò di ritrovare la calma interiore.
“ Sono un Mago” si disse – “So leggere i cieli. Troverò la strada. Terrò un passo veloce e raggiungerò i miei amici”.
Si avviò al trotto sulla groppa del cammello. Venne l’ora del pranzo ma non si fermò. Dette solo una manciata di semi all’animale, giusto per convincerlo a tener il passo.
Avanzava sperando di seguire la giusta via. Quando scese il buio si fermò per recuperare le forze e soprattutto per osservare gli astri. Quella era la mappa da consultare. Si stese sulla sabbia gelida accanto all’animale che gli serviva da riparo. Studiò il cielo con grande attenzione.
“Oh! Come vorrei essere con i miei amici” sospirò preoccupato. Venne sorpreso da alcune voci secche, gli intimavano la resa.
Vide attorno a sé uomini dai bianchi turbanti, spiccavano gli occhi , in mano scimitarre, non erano certo venuti in pace.
Uno si fece avanti:
“ Fuori i tesori” gridò.
“ Non ho nulla “ rispose e allargò le mani indicando il niente che possedeva.
“ Più povero di noi” esclamò l’uomo e aggiunse per i compagni:
“ Ha soltanto il cammello. Ci prenderemo quello” e rapido guizzò accanto alla bestia stesa, fischiò e lo tirò deciso.
L’animale si ribellò scalciando e mandò all’aria il ladro.
Fu un attimo. Kamil spiccò un salto e via sulla groppa.
Lo stava portando l’animale, lui nemmeno si rendeva conto della direzione ma doveva scappare. Era inseguito da una tribù urlante di predatori.
Finalmente il cammello rallentò la corsa, ansimava spasmodico e aveva capito di essere al sicuro. Ondeggiando si diresse verso un uadi per bere. Era quasi mattino, si vedeva l’orizzonte sbiancare a est.
E loro, i Maghi,dove stavano?
Prima che il sole sorgesse il giovane Mago cercò una stella per orientarsi.
La vide però non così bene da poter scegliere la giusta direzione.
Si piegarono entrambi sull’acqua fresca che scorreva lenta. E riposarono. Arrivò un pastore con un piccolo gregge.Vestiva povere pelli, aveva sandali spelacchiati ai piedi, una sacca sulla spalla.
Ma il suo aspetto appariva decisamente migliore di quello del giovane.
Gli si avvicinò e :
” Toh! Hai una gran fame e stai peggio di me” gli disse allungando un ramo di datteri. Con un colpo d’occhio aveva visto che a parte il cammello non possedeva altro.
Kamil accettò in silenzio e cominciò a mangiare avidamente i primi frutti. Non tutti. Decise di tenere qualcosa per dopo.
Smorzati i primi morsi della fame, chiese:
“ In che terra siamo? Ho perduto la strada.”
“ Anche tu sei in viaggio, come me ” rispose il pastore. “ Io seguo una voce. Qualcuno mi ha chiamato. Ma da qualche ora non odo più nulla. Non so dove siamo” continuò.
Il Quarto Mago si sentì vinto da quel semplice uomo.
Lui, che tanto aveva studiato, che si sentiva forte e vittorioso, quasi prescelto per la sua bravura, capì di non essere per nulla privilegiato.
Un semplice pastore, che di sicuro non aveva mai visto una pergamena in vita sua, gli diceva, proprio adesso, che qualcuno lo aveva chiamato. Per andare là dove sarebbe accaduto il grande evento. Di cui loro, i Maghi, sarebbero stati i primi testimoni.
Improvvisamente irruppe nella mente un’immagine e comprese ciò che doveva fare.
Chiese umilmente:
“ Posso seguirti in questo viaggio? Io non ho udito voci, tu conosci cose che io non so. Lascia ch’io ti segua”.
Amal il pastore :
“ Mettiti pure al seguito. Sono contento di camminare in compagnia. Mi racconterai, andando, la tua vita. Ho vissuto solo tra prati e pecore, tu invece, lo sento, hai molto da narrare. Divideremo il pasto, ascolterò la voce. Arriveremo in tempo” .
Il mattino dopo partirono.Guidava il gruppo Amal, a fianco Kamil camminava e descriveva paesi lontani. Le pecore e il cammello stavano a fianco.
Venne ancora la notte, trovarono un bivacco abbandonato. Sostarono. Sbocconcellarono del formaggio, un sorso d’acqua, un dattero. Poi insieme osservarono le stelle.
Nel silenzio Kamil cercava la grande cometa, quella annunciata.
Amal ascoltava la voce.
Si guardarono negli occhi: ognuno di loro credette di sapere il da farsi. Chi con la testa, chi col cuore.
Si alzarono all’unisono senza parlare. Anche gli animali, belanti di protesta, si svegliarono. La mano di Amal si alzò indicando la direzione, Il giovane piegò il capo assentendo.
Lui non vedeva, Amal però udiva. Camminarono per ore nel buio, con passo lesto. Improvvisa si accese una luce: una cometa spargeva in cielo la sua coda luminosa.
E apparve sulla grande piana un fiume di gente.
Andava verso il monte, dove la stella sostava. Il Quarto Mago camminò tra pastori e pecore. Malvestito e senza doni, si sentiva umiliato e felice.
“ Non è la sapienza la miglior virtù” si disse. “ Devo ascoltare il cuore, parla sempre la stessa lingua, in ogni tempo, in ogni luogo e stagione”.
Arrivato alla grotta si inginocchiò a mani vuote davanti a un bimbo attorniato dai primi doni. Brillavano tra tutti quelli dei suoi 3 amici ma loro erano già partiti, veloci, tornando per una nuova strada.
Il bimbo allungò le braccia, le mani di Kamil e del piccolo si toccarono.
Il bimbo aggiunse : “ Ti aspettavo”.
“ Non ho nulla da regalarti” esclamò il Quarto Mago piangendo.
“ Mi stai offrendo te stesso! E’ il più bel dono di questa notte “ rispose il bimbo.
La Madre lo prese tra le braccia e se lo portò al petto. Felice.
Beh, hai letto IL QUARTO RE MAGO di Carlo Sgorlon? Sempre lì giriamo. Un bacio buona notte ai
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