Spesso per le strade osservo le persone: un fiume umano cammina, trascinato, testa bassa, sguardo a terra, spalle curve.
Un enorme peso grava sulla schiena.
Sorrisi non escono a illuminare l’aria, pieghe dure sui volti, occhi scuri, sguardi spenti o cupi.
Dove ci dirigiamo così frettolosi? La meta non è certo piacevole, ne vedremmo i segni sul volto, sulla postura, sulla robustezza e sonorità del passo…
No, camminiamo verso mete diverse eppure uguali, verso il Moloch di turno, che ci chiama, irresistibilmente travolge il pensiero e l’anima, non ne siamo consapevoli, schiavi trascinati da invisibili catene, quasi tele di ragno che uniformano i gesti, i pensieri, la vita nostra.
C’è un attrattore universale che può annullare in un solo istante questo Moloch distruttivo. Amore.