Alfabeti

Quando mise a terra i piedi alzandosi dal letto si trovò immerso nelle lettere dell’alfabeto.

Pareva che le parole fossero cadute dai libri, una invasione di lettere sparse.

Sprofondò sul bordo del letto. Come camminare senza calpestare, rovinare?

E che fare? Accucciarsi e raccattare le lettere e riporle, che so?, sul tavolo, dentro ai libri? Come fare?

Che fossero cadute dai libri era vero perché sul comodino lì vicino ne teneva alcuni che leggeva prima di addormentarsi.

Vista quella pioggia sul pavimento ne aveva preso in mano uno e lo aveva aperto. Pagine bianche!!!

La storia non c’era più, nemmeno il titolo, nemmeno l’autore. Un libro assolutamente bianco.

Non aveva voglia di piegarsi, la schiena doleva, non aveva ancora fatto la ginnastica abituale. Si alzò stiracchiandosi le reni, alzando spalle e collo, allargò le braccia, fece qualche profonda respirazione e si diresse in bagno, scansando le lettere con cura.

Impossibile evitarle tutte, qualcuna finì sotto i piedi e gli procurò una reazione quasi di scossa elettrica.

Fece un saltello e naturalmente pestò una nuova lettera, seguì un’ altra scossa. Era una R. Pareva punto da tarantola, saltellò qua e là e ogni volta una fitta. Teneva gli occhi bassi, vedeva che toccava ora E, ora M, ora O.

Per fortuna aveva raggiunto l’uscio della camera. Era salvo.

Un po’ allucinato e allibito, pensava alla curiosa avventura che gli era capitata. Si preparò, fece una sana colazione, poi recuperò la scopa deciso a dare una spalata al pavimento e fare ordine. Senza toccare con piedi e mani. Ci riuscì difatti e con la paletta buttò tutte le tettere nel sacchetto di carta. Sarebbe tutto finito nella raccolta differenziata.

Respirò a fondo e uscì. Bella mattina. Lo aspettava un giorno di lavoro ed era in ritardo sulla tabella di marcia. Avrebbe rinunciato alla sosta per caffè, non se la sentiva di raccontare ad altri la sua avventura mattutina. Si sentiva ridicolo e poco credibile.

Il giorno si svolse in un clima di meravigliosa distensione, ebbe a che fare solo con persone gentili, non ci furono inceppamenti, ostacoli, tutti erano sorridenti, di visi duri e incagnati nemmeno l’ombra.

Rientrò la sera soddisfatto e aprì la porta di slancio. Avrebbe cenato in fretta e poi lo aspettava un incontro tra amici.

Come entrò in salotto ebbe l’impressione di un dejà vu. Il pavimento era ricolmo di lettere, sul tavolo stavano libri spalancati e bianchi, si vedevano i vuoti lasciati nella libreria.

Eh no! Non sarebbe caduto nella schizofrenia, questo era lo scherzo di qualche burlone, amico o parente che fosse. Certo era entrato in casa e aveva creato questo caos.

Cercò di stare calmo. In punta di piedi entrò per recuperare la scopa, ma calpestò qualche lettera, ogni volta una scossa.

Una N, una O, una C, una E.

Veloce spazzò e raccolse con la paletta e inserì tutto in un altro sacchetto di carta. Anche questo sarebbe finito nella spazzatura. Sì, però, che soddisfazione! I libri, un bel po’, in questa vicenda li aveva perduti.

Fece tardi, saltò la serata, si godette un bel film in tv poi andò a dormire. Con la scopa vicino al letto!

Al mattino aprì gli occhi piano, timoroso di qualche altra novità.

No, il pavimento era vuoto, pulito. “Meno male” si disse. Si alzò lesto, si preparò, era pronto per uscire, gli parve di sentire un abbaio.

Ma scrollò la testa, qualche suono arrivava da fuori.

Quando fu in cucina vide un cane che lo aspettava accucciato. Piccolo, bianco, quasi un batuffolo.

Accidenti!” esclamò.” Qui qualcuno si diverte alle mie spalle, mi vogliono far scoppiare la testa! Oggi mi sentono i miei amici!”

Uscì di casa dopo aver dato al cane qualcosa da mangiare e lo lasciò in cortile.

Era nervoso e arrabbiato ma intorno vedeva solo persone affabili, sorridenti, gentili. Pian piano si calmò e dimenticò il cane. Al suo ritorno nessuna traccia della bestiola. Ciò lo convinse che qualcuno stava scherzando pesantemente con lui.

Aprì rilassato la porta e lì in ingresso vide una catasta di lettere, interi alfabeti sparsi.

Non ci capiva più nulla. Entrò in punta di piedi, altri libri di sicuro si erano cancellati ma doveva procurarsi scopa e sacchetto. Fu impossibile non calpestare qualche cosa, ormai sapeva cosa aspettarsi, la solita scossa. Le lettere restavano attaccate alla suola, quasi avessero la colla. Le staccò una ad una: S, M, I , U, A, C.

Stavolta non volle farsi condizionare. “ Che scherzino pure. Non do loro soddisfazione, taccio, non dico nulla, voglio vedere chi si stufa per primo!” si disse sottovoce.

Poi si preparò, cenò, uscì con doppia mandata e allarme inserito.

Al ritorno trovò tutto tranquillo, se ne andò a dormire . Stava quasi appisolandosi quando sentì una musica diffondersi lieve. “ Non è possibile!” si disse. “ Ho spento ogni aggeggio, tv, pc, dvd, …”.

Comunque si alzò a controllare. Il suono sembrava provenire dalla cucina, dal bagno, dalla camera, dal salotto, da fuori.

Non ne poteva più. Si tuffò sotto le coperte, mise il cuscino sulle orecchie e cercò di dormire.

In qualche modo prese sonno. Al mattino si sentiva dolorante e con gli occhi gonfi.

Si mosse lento, non aveva certo voglia di alzarsi, di guardare…. Il pavimento, ahimè, era ricoperto di lettere. Ancora! La scopa che aveva tenuto a fianco del letto gli tornò utile, spazzò via il solito mucchio di carte, qualcuna comunque la calpestò e la scossa lo attraversò.

Le raccattò,A, L, R , A, U . Stavolta non le buttò. Se le portò in cucina, se le mise davanti alla tazza del caffè, le girò, rigirò, compose e scompose parole.

LAURA. Fu trafitto da un’onda di emozione. Laura, era il suo amore, l’aveva perduto , da qualche anno ormai Laura non c’era più. Cominciò a piangere. Si sentiva tremendamente solo, colmo di nostalgia e rimpianto e …tutto , tutto gli mancava da quando lei non era più dentro i suoi giorni.

All’improvviso ebbe una illuminazione. Si alzò, recuperò i sacchetti con le lettere raccolte i giorni prima, se le portò sul tavolo, le girò fino a trovare un senso compiuto.

AMORE, CANE, MUSICA, ed ora LAURA .

Capì, capì che in qualche modo Laura gli diceva “ Ci sono, sono con te, ti voglio bene, ama ancora, vivi”.

Cominciò a respirare lento, a fondo, piano, ora capiva che Laura lo invitava a vivere con amore, a coltivare la sua passione, la musica, a prendersi cura di qualcuno da amare.

In quel momento sentì un leggero abbaio: aprì la porta. Sul tappeto stava il cuccioletto bianco.

Dimmi cosa ne pensi, te ne sarei grata.

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