Sette e mezzo del mattino, poco traffico, il tempo di guardarmi attorno nel silenzio di un giorno appena sorto.
Vedevo lungo i campi, agli incroci di piccole strade, dei capitelli. Piccoli o grandi, più o meno belli, più o meno curati.
Tracce umane della sacralità in cui l’uomo un tempo era immerso.
Forse per il tipo di vita che conduceva, legato alle stagioni, al tempo. Toccava con mano la precarietà dei propri progetti, sperimentava la fragilità della stessa esistenza.
Ancora non comandava al vento, al sole, alla pioggia. La natura era una presenza con la quale doveva convivere e misurarsi.Chiesette di campagna, capitelli o cattedrali divenivano così un segno tangibile e visibile di ringraziamento, una richiesta di protezione e di aiuto.
Presenza divina sui luoghi di lavoro e sulle famiglie, sulle città.
Poi venne la stagione della scienza e l’uomo dimenticò quanto fossero poca cosa le sue forze. Conoscere i segreti della Natura, applicare il sapere con successo, fu come bere fiore di loto.
Crebbe in superbia e orgoglio, si sentì potente, novello dio, creatore e padrone dell’Universo.
Diroccati dalle intemperie o dalla mano dell’uomo, cominciarono a cadere i capitelli.
Le chiese disseminate numerose sui nostri suoli, sono quasi vuote, a volte trasformate in birrerie e supermercati.
“L’homo terrestris” troverà l’uomo la sua verticalità perduta?
Tornerà per lui il tempo delle cattedrali?
Tu forse saprai che per una cattedrale sopravvissuta molte sono crollate proprio per mancanza di criteri ingegneristici di progettazione.
Non credo possa ritornare il tempo delle cattedrali. È già molto se riusciamo a conservare quelle esistenti.
Meglio: se fossi un greco antico o un indiano forse potrei immaginare una storia circolare con grandi ritorni storici.
Sicuramento riconosco il mio condozionamento psicologico-sociale-culturale che mi indica un cammino rettilineo (o anche a spirale, perchè no?).
Tuttavia sono affezionato alle cattedrali e a tutte le cerimonie e alle leggende che ancora risuonano nelle loro navate.
So anche che nel tempo le leggende si sono arricchite di molti particolari inventati. Molto spesso si tratta di storie bellissime come La Divina Commedia di Dante. I resoconti di Flavio Giuseppe sulla conquista di Gerusalemme sono stati “arricchiti” con molti dettagli “storici” introdotti da monaci zelanti.
Qualcuno li chiama falsi storici. Invece la stessa operazione eseguita nei testi su Maometto vengono ammessi dai suoi seguaci serenamente come segno di affetto.
Tutta questa mia affezione a questi miti è un rispetto dovuto a quanto di bello, buono e umanizzante ci ha regalato la storia passata.
Se la Chiesa Cattolica ha “sposato” la concezione religiosa “Paolina” è solo perchè quella concezione era legata alla religione Egiziana dei legionari romani e non rischiava di essere confusa con il nemico più temibile per i Romani: il popolo ebraico. Peccato che tale interpretazione fosse molto diversa da quella predicata dagli Apostoli, come lo stesso Paolo conferma in una sua epistola, tanto da essere preso a sassate dai fedeli turchi, precedentemente catechizzati dagli Apostoli.
Mi ricordo con sbalordimento le affermazioni di un pretino entusiaststa per questo “protestantesimo” paolino.
E cosa dire degli errori di traduzione di testi sacri, anche loro diventati sacri? Il povero Quasimodo fu rimproverato per aver rettificato la traduzione “Ecce Homo” ormai “consacrato” nella menti e nelle opere artistiche del mondo cristiano.
Nella sua ricerca del Cristo storico Aslan conclude: Il Cristo storico mi risulta molto diverso da qullo cattolico, tuttavia non meno degno di essere venerato e ascoltato. Il suo libro si intitola ” Cristo il Rivoluzionario”, in quanto nella sua descrizione Cristo era uno dei cento Messia che circolavano in quegli anni in Palestina, predicando per riportare gli Ebrei alla autentica osservanza della Bibbia e per una rinata e spiritualizzata funzione del Tempio di Gerusalemme.
Non cerchiamo di costruire cattedrali. Sarebbero solo dei falsi storici.
Veneriamo e ammiriamo pure quelle esistenti ma rimanendo aperti a tutte le novità che incontreremo nelle infinite variazioni della nostra spirale (DNA).
Ciao Dino. La mia domanda auspica un “ritorno” del sacro, così perduto nel mondo di oggi.
Ciao Dino. La mia domanda auspica un ritorno al sacro, ormai dimenticato e quasi perduto. Non faccio disquisizioni oltre. Auspico, invoco la riscoperta della dimensione verticale dell’uomo, così appiattito su questa terra.
L’ha ripubblicato su Silvana Dal Cero.
Ciao Silvana.
Certo che avevo capito il senso del tuo messaggio!
Tuttavia molte persone, avendo passato una vita a ragionare per numeri e per geometrie hanno difficoltà ( o anche impossibilità ) ad astrarsi da questo mondo artificiale per avvicinarsi ad una concezione spiritualistica della realtà.
Oggi hanno annunciato la scoperta del moto di precessione del momento magnetico del “bosone”. Questo metterebbe in crisi la Teoria Standard della fisica attuale.
Forse questo apparirà a qualcuno la dimostrazione della vacuità teoretica delle costruzioni scientifiche.
A molti altri questa scoperta è l’occasione per mettere assieme una teoria scientifica che potrebbe portare a realizzazioni tecniche ancora più potenti di quelle attuali.
Però, a mio parere, si tratta di due pareri rispettabili ma minoritari.
La maggioranza del mondo occidentale è fermo alla tecnica, di per sè materialista e indifferente non solo al sacro, ma anche a qualsiasi fremito ideale.
Ma anche questa “maggioranza occidentale” è ormai una minoranza nel mondo.
Ci sono attualmente milirdi di persone che professano (sembra anche con una convinzione profonda) una “sacralità diversa” da quella simboleggiata dalle Cattedrali Cristiane.
Per questo la sacralità religiosa non mi sembra sia scomparsa dalla faccia della terra.
Tuttavia, pur conoscendo poco queste relatà diverse dalla Tradizione Cristiana, a me sembrerebbe già una grande conquista se imparassimo a cogliere sia dai miti antichi sia dalle varie religioni moderne il senso della sacralità umana e metterlo in pratica.