Ho intrapreso il viaggio, andata e ritorno tra paesaggi diversi e contrastanti!
Tutti belli, di una bellezza difficile. Aspri monti aridi, ora ricoperti di neve, ora sassosi, esposti al soffio della potente bora, al punto che ogni ciuffo di vegetazione ne porta il segno. Cespugli, alberi ma anche fili d’erba secca si ergono anchilosati per meglio subire l’urto delle unghiate ventose senza frangersi.
Il mare azzurra distesa, attraversata da bianche scie di schiuma, velo verde giada increspato di veli bianchi. Nell’aria marina gabbiani si concedono di volare sicuri, conoscono le direzioni del vento, sanno se combatterlo o lasciarsi andare, volando senza apparente fatica.
Azzurro, arido grigio e poi sassoso marrone, agili caprioli, giovani animali inerpicati sugli scoscesi fianchi dei monti, esposti ad una desertica visione che non concede alla vista nulla se non aridi rami spogli e invece no. Qualche germoglio tenero ci deve stare se sono cercati da questi esseri abituati al silenzio, al poco.
Vento, vento e deserto in gran parte, triangoli di terra coltivata a orto, una casetta antica nel panorama senza abitazioni. Vita difficile, sofferta, combattuta, dove il pensiero cerca il cielo, qui si fanno i conti con l’Eterno, qui dove la forza umana appare briciola inconsistente. E poi lo sguardo incrocia un mandorlo fiorito, i suoi rami nero -rosati si intrecciano all’azzurro mare, confini vicini e lontani si toccano, sfiorati, pettinati, sferzati dalla stessa mano ventosa, dalla stessa dura e festosa bora.