Il bosco dei violini

Il Bosco di Cima Corallo quella notte si lasciò toccare dal vento. Era la mezzanotte del 31 dicembre.In ogni angolo del mondo gli uomini stavano festeggiando l’arrivo del nuovo un anno, come sempre ricchi di speranza e di attesa. Anche quella bella abetaia si unì alla festa e tutto cominciò a vibrare in armonica melodia. Quella notte si realizzò un miracolo: ogni fibra degli alberi entrò in risonanza con la musica di fondo dell’Universo. Che viaggia sempre nel Cosmo e in quella notte di magia aveva raggiunto il Bosco.

In mezzo a tanti botti, concerti, falò sparsi in ogni angolo della Valle, la musica del Bosco raggiunse alcune persone. Poche. Avevano preferito vivere in tranquillità quella notte speciale. Sparse qua e là per la Valle in prossimità del Bosco di Cima Corallo, avevano immaginato di udire una musica celestiale. Così si erano avvicinate alla finestra, avevano aperto la porta di casa cercando di capire se quelle note erano frutto della mente o se arrivassero davvero dal Bosco. Come sembrava.

Ognuno aveva concluso che sì, la musica c’era davvero, proveniva proprio da qualche angolo del Bosco. A dire la verità vicino al Bosco non c’erano abitazioni. Era molto esteso e fitto, abitato da pochi larici e da tanti abeti rossi secolari. Bello da vedersi ma difficile da abitare. Il paese si stendeva giù in Valle, ben lontano dalle pendici scoscese dell’abetaia.

Ad ogni modo, da quella notte, cominciò a girare la voce che quel Bosco era speciale, che sapeva suonare e in poco tempo venne soprannominato il Bosco dei Violini.

Vi fu subito chi pensò di sfruttare questa strana diceria per farne un evento turistico ed economico.

In realtà gli operatori turistici non credevano veramente che quel Bosco fosse speciale e anzi giudicavano un po’ fuori di testa tutti quelli che si ostinavano a dire che nella notte del 31 dicembre aveva suonato il più bel concerto mai udito da orecchi umani.

A loro però faceva comodo avere in Valle una nuova attrattiva che migliorasse la situazione economica, piuttosto critica come sempre nelle zone di montagna.

Il lancio pubblicitario riuscì alla grande. Ogni giorno arrivavano frotte di gitanti incuriositi: entravano nel buio silenzioso di quel mondo verde ma spesso ne uscivano scrollando la testa e mormorando: “ Tutte fandonie. Lo sapevo che è un bosco come tanti altri. Bello sì ma sono abeti rossi e nulla più. Chi l’ha detto poi che suonano?”

Gli unici ad avere intuito che quel Bosco era veramente speciale erano coloro che nella notte di Capodanno quella musica l’avevano udita per davvero. Bambini e ragazzi, anziani e adulti accomunati da un medesimo spirito fanciullesco, sognatore, aperto alla realtà del possibile e dell’impossibile.

Loro non trovavano strano che ogni manifestazione della Vita per eccellenza, la Natura, emettesse onde, vibrazioni udibili dall’orecchio umano come musica.

Proprio per questa loro capacità di percepire anche ciò che in genere gli umani non odono, vennero in qualche modo “ scelti” dal Bosco come uditori.

Gli abeti rossi di questo Bosco infatti non solo sanno suonare. “Leggono” dentro le persone, captano sentimenti e pensieri meglio di qualsiasi altra attrezzatura scientifica, elettrodi compresi.

Per questo motivo sanno scegliere i loro ascoltatori per i quali il Bosco si fa musica: ogni abete rosso, come un violino, piange, canta, sussurra, note si rincorrono nell’aria e non ci sono dita umane a far vibrare archetti. E’ l’anima di ogni pianta che vibra sotto la direzione di Maestro Vento il cui soffio vivifica, amplifica e ne spande lontano le note. Entra nei camini, si inoltra in ogni fessura e raggiunge chi ama la musica, la suona, la scrive, la sogna. Chi cerca la fonte prima dell’Armonia. Questi umani sanno mettersi in ascolto della Natura, ne sanno ascoltare la voce. Specializzati in questa ricerca inusuale e per molti poco scientifica, hanno sviluppato una spiccata sensibilità per la Bellezza e ne comprendono il linguaggio universale.

Marco è uno di questi ragazzini prescelti. La sua vita, travagliata fin dalla nascita, lo ha spinto alla ricerca della Bellezza. Non aveva ancora 3 anni quando le sue manine sfiorarono la tastiera per la prima volta e si appassionò alla musica. Più tardi scoprì la voce del violino e dal carrozzino, dove trascorre le sue giornate, imparò a trarre note sempre più sublimi che anche il pubblico ha cominciato ad apprezzare.

Marco aveva udito il concerto di violini la notte del 31 dicembre. Coi genitori si trovava in vacanza proprio lì in Valle. Non era sceso coi genitori per partecipare al galà organizzato dall’albergo. Aveva preferito stare in camera. Era uscito in carrozzino sul terrazzo: ascoltava le musiche da ballo provenire dalle sale del pian terreno. Dal 5 piano dove stava, godeva di uno spettacolo meraviglioso: il silenzio appena rotto dalla festa dei gitanti, il cielo limpido e stellato, il lucore della neve abbondante sparsa sui monti. Mentre guardava il cielo e cercava la sua costellazione, i Gemelli, gli parve di udire dei violini suonare.

Si mise in ascolto pensando venissero dai piani sotto. Ma poi si accorse che no, le note venivano dal Bosco di Monte Corallo. Anche lui sapeva che lassù né case né rifugi c’erano e quella notte non era certo notte da bivacchi.

Marco tuttavia non si stupi della stranezza: si lasciò contagiare dalla musica. Bella così non l’aveva mai udita né suonata.

Sembrava salire verso il cielo.

Ascoltando, immaginava una processione di note, quasi esseri minuscoli che andassero dalla terra al firmamento.

Restò lì fuori al freddo, ben impellicciato, e non si accorse che giù la festa era finita e che anche mamma e papà erano tornati.

Stupiti di trovarlo alzato gli chiesero:

Perché non sei sceso con noi se avevi deciso di stare sveglio? Ci siamo molto divertiti, è stata una serata simpatica. Alla fine hai visto che mucchio di robe vecchie han buttato della finestre? Il falò, almeno quello, potevi venirlo a vedere!”

Marco rispose : “Oh! Non preoccupatevi. Stanotte ho ascoltato il più bel concerto della mia vita”.

I genitori spalancando gli occhi, esclamarono all’unisono:

Scusa, ma se non hai nulla per inserire un CD o un DVD, neanche un lettore semplice, neanche un PC. Come hai fatto? Hai suonato tu?”.

No no, vi assicuro: era un concerto di violini. Veniva dalla zona del Bosco di Monte Corallo. Domani mi portate lassù? Lo so che non sarà facile ma ci faremo dare una slitta dall’albergatore”.

Mamma e babbo, strabiliati ma anche sufficientemente stanchi, lasciarono cadere il discorso. Finsero di capire tutto e accontentarono Marco promettendo che il giorno dopo sarebbero saliti nel Bosco. Così, stanchi e sereni, se ne andarono a dormire.

Il mattino seguente la giornata era magnifica: azzurro il cielo come può esserlo solo d’inverno, l’aria pareva ghiaccio trasparente, il silenzio talmente vasto che si poteva cogliere il respiro delle piante. Mentre coi genitori girava per i sentieri di quella fitta abetaia, Marco vide un grande albero a terra, abbattuto e chiese:

Possiamo raccogliere un po’ di questo legno e portarlo a casa?”

Non era possibile ovviamente acconsentire, lì sul momento, alla richiesta.

Era necessario sentire la Guardia Forestale, ottenere il permesso di raccolta e poi “cosa cavolo ne avrebbero fatto del legno?” si chiesero babbo e mamma. Che tuttavia promisero a Marco di accontentarlo.

Usciti dal Bosco, si diressero all’ufficio della Forestale giù in paese. Trovarono una guardia che a dire il vero pareva avere superato da tempo l’età della pensione.

Li fece entrare e ascoltò la richiesta di Marco.

Pietro, la guardia, rispose: “Io sono il custode del Bosco. Salgo spesso lassù, al Bosco dei Violini e dopo attenta osservazione traccio un segno bianco sui tronchi di quelle piante che per età o malattia o perché troppo fitte devono essere tagliate”.

Marco spalancò gli occhi all’udire “Bosco dei Violini “ e intanto Pietro, la guardia, continuava.

La legna che si ricava è unica e viene distribuita solo a chi ha ne davvero bisogno perché questo è un Bosco molto speciale. Quando i ciocchi bruciano nel camino c’è chi dice che lungo la cappa sale una musica celestiale. Altri, ridendo, dicono che è pura leggenda e che solo gli svitati possono immaginare che da un pezzo di legno esca musica. Comunque noi del Servizio Forestale diamo la legna solo a persone scelte. A te, Marco, perché dovrei dare un po’ di quel legno? Mi pare che voi viviate in città e che lì non ci siano caminetti da accendere”.

Io vorrei un po’ di quel legno per farne un violino. Ne ho già uno, ma è ora di cambiarlo. Sono cresciuto e il mio è diventato piccolo. La notte di Capodanno ho ascoltato un bellissimo concerto di violini provenire dal Bosco. Da qui è nato il sogno di un violino fatto col legno di uno di questi abeti. Quando lo suonerò potrò immaginarli. Sarà come abbracciare uno di questi tronchi ogni volta. Appoggiarci la guancia per carezzarlo, odorare la sua resina, trarre le note che qua nel Bosco solo Maestro Vento sa fare”.

A Pietro, un omone grande grosso, con due baffoni spioventi e la divisa da forestale, vennero i lucciconi agli occhi. Passandosi le mani tra i baffi per l’imbarazzo e schiarendo la voce, che sennò avrebbe stonato per l’emozione, rispose:

Beh! Mi pare che il tuo desiderio meriti di essere esaudito. Anche tu hai bisogno di questa pianta. Non per scaldare la stanza ma per scaldare il tuo cuore. Venite pure domani con un furgoncino a prendere una parte del tronco. Sarà mia cura preparare il materiale”.

Marco e Pietro, emozionati, si abbracciarono. In verità Marco avvolse le gambe di Pietro che si era alzato per carezzargli i capelli.

Fu così che il mattino dopo mamma, papà e Marco ritornarono a prendere un bel pezzo di tronco, ancora giovane e sano, di quell’abete.

Andarono poi dal liutaio che Pietro, la Guardia, aveva loro indicato. Abitava lì in Valle e si chiamava Gigi.

Un ragazzone giovane, alto, coi lunghi capelli. Le sue mani, per tutti quelli che lo conoscevano, erano prodigiose. Da sempre aveva lavorato il legno, intagliato rami e tronchi per farne strumenti di varia natura. Aveva cominciato col farsi dei giocattoli. Era poi passato a oggetti ornamentali e utili per la casa fino a che era entrato nel Bosco di Monte Corallo e ne aveva ascoltato la musica.

Gigi amava le lunghe camminate e spesso usciva con le Guardie Forestali. Ne seguiva il lavoro con la speranza di trovare tra i tronchi che venivano tagliati proprio quello che faceva al caso suo. Poi gli era capitato tra le mani un libro che illustrava come nasce un violino. Quale legno usare, come sceglierlo, lasciarlo asciugare, modellare.

Così imparò che non esisteva legno migliore di quello degli abeti di Monte Corallo e cominciò a costruire violini.

Quando Marco coi genitori gli portò quel pezzo di abete, Gigi lo riconobbe subito, alla vista e al tatto. Lo odorò, lo soffregò sulle sue barbute guance, lo soppesò e poi annuì lentamente. Sì, avrebbe lavorato quel legno e ne avrebbe ricavato il violino che Marco tanto desiderava.

Passò il tempo necessario e finalmente Gigi telefonò. Lo strumento era pronto.

Andarono a ritirare il violino e subito, lì in laboratorio, Marco trasse le prime note e il cuore si mise subito a subbugliare. Sentì d’avere tra le mani il violino sempre sognato.

Anche Gigi e i genitori si accorsero della sua emozione e compresero che le note appena udite erano davvero speciali.

La stagione estiva era alle porte. Quale occasione migliore per inaugurare lo strumento? Vicino al Bosco di Monte Corallo?

Venne la sera di Ferragosto. C’erano tanti turisti e la piazza colma di spettatori. Sul palco l’orchestra e il violino solista. Scese il silenzio. Quando Marco appoggiò alle guance il violino e lo carezzò col suo archetto parve che il mondo tutto trattenesse il respiro. Nell’aria note mai udite salivano, si rincorrevano e ad un certo punto sembrò che l’intera Valle suonasse, che a nota rispondesse nota, che violino e bosco si parlassero.

Un concerto straordinario per tutti. Applausi a non finire, richieste di bis, si fece tardi. Marco era molto emozionato. Tra gli spettatori stavano anche la guardia forestale Pietro e Gigi il liutaio. Che alla fine abbracciarono Marco e gli fecero l’occhiolino.

Passarono i mesi, Marco si preparava per il prossimo concerto, sentiva che sarebbe stato ancora più bello. Già la fama del concerto di Ferragosto si era diffusa ovunque e lui e il suo violino erano attesi.

Il concerto questa volta si tenne in teatro. Era inverno, prossimi al Natale. Quando Marco cominciò a suonare, sulla platea scese un silenzio irreale.

A poco a poco ai presenti parve di trovarsi dentro un bosco, ne odoravano la resina, sentivano il fruscio del vento tra i rami. Il violino pareva suonasse accompagnato da una intera orchestra di violini.

Da allora così avviene ogni volta che Marco sfiora il suo violino. D’incanto si materializza, in forma tridimensionale, il Bosco dei Violini. E tra il pubblico, ogni volta, stanno Pietro la guardia e Gigi il liutaio.

Strano pensare come possano seguire Marco nelle sue tournèe in giro per il mondo.

Sta girando la voce che siano due personaggi mitici, custodi e messaggeri su questa Terra dell’Armonia.

Le notizie date da Tg e giornali parlano di un pianeta Terra sempre più verde, sempre più pacifico. Chissà perché?

Sarà merito del Bosco dei Violini e di questi messaggeri dell’Armonia di cui Marco è la voce?

 

http://www.risonanzefestival.com/?lang=it

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