! Canto irresistibile, colmo di evocazioni: ricordi, immagini d’altri tempi, sussurri, sapori, ore calde estive trascorse nel silenzio della pausa pomeridiana.
Per me tempo di uscite furtive, scorribande nel silenzio caldo e immoto che blocca i corpi in sudati riposi tra fresche lenzuola e muove fresche membra tra gli alberi, vallette e boschetti.
Ore rubate al riposo per cogliere la presenza di un mondo solo in apparenza disabitato.
Tutto mio, visto che le palpebre chiudono molti occhi stanchi mentre i miei si spalancano alla abbagliante bianca luce dell’estate.
La mia estate, nata io il giorno del solstizio, mi porto dentro la vita pulsante e misteriosa di calde ore trascorse in silenzi universali.
Unico suono inarrestabile: il frinire delle cicale, compagne sui tronchi abbarbicate, a cantare l’amore, il calore, la gioia della vita, invisibili presenze da afferrare. Effimere loro, per questo forse mi catturano così tanto.
Il canto è gioioso, rigato da nostalgia, da malinconia esistenziale, una stagione deve bastare: nascere, trasformarsi, vivere fino allo spasimo dell’ultimo istante. Riempiono il mondo di tanto frinire, un grido infinito nell’aria estiva.
Sospese nel verde cantano, quasi unici esseri loro, nel cielo azzurro, tra i rami sospese, caduche.
Ma non lo sanno.
Che stupende sono le cicale💗
Cicale= estate, effimera vita, eterna vita. Ciao Ale.