La mia vita è un giardino.
Vi crescono alberi d’alti fusto, ricchi di chioma, verdi e frondosi, alberi forti, alberi sotto i quali ristorarsi, alberi cui appoggiarsi e trarre calore e forza.
Alberi di cui nutrirsi, succulenti frutti a volte nascosti dentro un duro guscio, come la noce verde.
Io li vedo questi alberi, vivi.
E poi tanti fiori, aiole diversamente colorate, presenze che profumano, addolciscono lo sguardo che vi si appoggia.
Semplici erbe ondeggiano all’alito di vento che soffia in questo spazio che mi è dedicato.
Cespugli ricchi di frutti, selvatici e gustosi, attraversati da farfalle: son così tante! Quasi si incastrano tra le ciglia.
Qua e là piccole chiazze di color marroncino, terra ancora disposta ad accogliere virgulti, un giardino ove sostare per nutrire l’essere mio.
Spiccano alti girasoli, macchie azzurre di fiordalisi, rosse di papaveri.
La gramigna cresce, avanza strisciando, affonda lunghe radici, quasi mani abbarbicate.
Io pulisco, è necessario: non è incolto il giardino, è nutrito, coltivato, aerato.
Le gramigne tornano utili, saranno humus futuro.
Anche le ortiche han trovato posto in un angolo ombroso.
Lascio crescere, serviranno per utili pozioni.
Nulla è sprecato, inutile, dannoso in questo angolo di vita. Ogni essere qui presente ha un nome e un volto.
Il sole sembra sostare, giusto il tempo per far sbocciare e maturare frutti, senza bruciarli.
Piove quanto serve per far crescere, sempre meglio e sempre più ogni essere qui entrato.
L’ombra, quando scende, avvolge come una necessaria coperta, per temprare il tutto e concedere il tempo del riposo e del germoglio.
Tra tutte spicca una pianta speciale: l’albero dell’AMORE.
Nato da un seme come tanti, ben nutrito e seguito con molta cura, è diventato un albero speciale. Ora è giunto a maturazione e dispensa frutti d’amore.