Il diario scandisce lo scorrere del tempo, a volte i mesi sembrano lunghissimi, altre li vedi sfuggire dagli occhi.
Il tempo lo senti, lo respiri, lo tocchi.
Ti può prendere la malinconia per averlo buttato alle ortiche, lasciato scorrere come acqua di torrente senza imbrigliarlo.
O ti resta il rammarico di non averlo fatto fruttare, come un melo carico di saporosi frutti.
O senti il rimpianto di non averlo trattenuto tra le mani, vivo palpitante.
Ma il tempo non ci appartiene, è una realtà indipendente, va per la sua strada, non si fa catturare come uccello di passaggio, non si fa cogliere come fiore da prato.
Ci corre accanto, ci sfiora, mentre noi viviamo incontri, amori, struggenti eventi, presenze.
Noi sul nostro cammino, il tempo sulla sua rotaia.
Noi sulla strada con deviazioni, curve, salite ripide e discese.
Il tempo sul binario infinito, invisibile la meta.
A volte si attorciglia attorno a noi, forse abbiamo invaso la sua corsia e le due direzioni si intersecano.
Anche il tempo allora sembra cadere dentro la esperienza umana, lo sentiamo parte di noi.
Poi fugge, non sempre dritto, pure la sua via subisce attrazioni, si allunga, si accorcia, si contorce.
Per quegli incontri casuali, per quei momenti in cui le nostre strade si intersecano, lo sentiamo amico o nemico, lento o veloce, attimo fuggente o eternità infinita.
Vita… cos’ è la vita se non questo peregrinare su vie sconosciute, inesistenti fino a quando noi stessi non le creiamo camminandoci dentro.
Noi e la rete della vita: noi siamo la rete, la rete è noi.
Noi siamo il tutto, il tutto è in noi.