Dov’è il buongiorno?

Cammina lesta, la linea, deve stare in linea, la testa alta, il volto al sole, saluta chi le viene incontro.

Silenzio, mutismo, cecità, sordità, ha l’impressione di essere capitata in un nuovo mondo.

Che il buongiorno sia stato appeso ai rami di quel salice che spelacchiato guarda al greto quasi asciutto?

Se non fosse per i cani che si portano spesso a spasso si direbbe siano automi quelli che le sfrecciano accanto.

Sfrecciano sì, tutti rivolti a guardarsi i piedi, muoverli, muoverli è la loro ragion d’essere.

Che tristezza!

Lei trova fonti al sorriso già nell’aria che respira a fondo, sa d’inverno e di affacci di primavera.

Gusta il volo in gruppo di gracchianti colombi, a un comando si alzano, di qua di là, verso o contro il sole, si posano sui sassi affioranti, bianco su bianco, se non fosse per il frullare di qualche ala nemmeno li distinguerebbe. Mimetizzati colombi e sassi, unico essere sfiorato dall’acqua.

Anche i sorrisi sembrano essersi annegati nell’acqua effervescente, portati via di forza, in caduta libera verso il basso, solo che l fiume va al mare mentre i sorrisi sembrano affondati in ghiaioni melmosi da cui a fatica spuntano corpi rinchiusi nelle spalle, nel capo chino, nel volto ombroso.

Rivolge lo sguardo ai monti e subito s’alza come falco affamato anche il sogno suo, sorride, lei sì sorride, certa che in quel cielo, in quelle fronde nude e stormienti si annida ancora la vita, sepolta forse, ma solo per un poco, poi riprenderà il sopravvento.

Già cerca un filo verde d’erba, uno solo basta a darle la certezza che la primavera che odora da lontano tra non molto apparirà, non si farà ignorare, troppo stordenti i suoi colori e profumi, anche il cemento si creperà sotto la spinta sua vitale.

Romperà gusci, romperà schemi, si approprierà di quegli spazi di cielo terra acqua, anche di cuori, sì, invaderà ogni interstizio perché della primavera come del buongiorno una cosa si sa: sono invadenti e a quei rami di salice Vittoria appenderà i suoi “buongiorno”. Suoneranno instancabili, mattino e sera, su quelle rive rimbomberà la voce. Di nube in nube, di fronda in fronda.E forse qualche mano uscirà intorpidita dalle tasche ad afferrarne qualcuno e  farlo risuonare intorno. Quel che è certo è che nessuno  potrà più dire: “ non ho visto, non ho sentito”.

Dimmi cosa ne pensi, te ne sarei grata.

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