Ha staccato un germoglio da sé, anni fa, ormai tanti, con qualche titubanza ma certa che il mondo, il domani era nelle sue mani.
Suo il potere, sua la gloria, sua la creazione, suo il disfacimento.
Era successo, si sa bene come e perché, il moroso, si perde la testa, ci si cerca fino in fondo, la testa è altrove, la testa con tutti i suoi ragionamenti che in quei momenti di cieca passione valgono meno di zero.
Vittoria si guarda allo specchio: il corpo ha una linea invidiabile, niente smagliature sui fianchi, il suo corpo non ha contenuto il frutto di quelle ore scandite da battiti furiosi e accecanti ondate.
Si scopre il seno, così tonico e ammirato anche adesso che sta sulla soglia dei “ quaranta”. Non vi è fluito latte, ammorbidendolo.
“ Non posso fermarmi, è un incidente di percorso! Gli studi mi aspettano e la mia carriera!”
Sente rimbombare quella voce, sì si è la sua, non vorrebbe udirla, si tappa le orecchie abbassando il capo.
Che gliene importa di quei suoi sogni ora che si sono avverati?
Ha realizzato ogni suo desiderio. Fino ad ora.
“ Com’è che mi sento così vuota? “
Sono i suoi occhi ad interrogarla ma non trova risposte, non sa placare il proprio sguardo indagatore e buio, interrogativo e vinto.
Gli occhi cadono sui bagagli abbandonati sul pavimento, valigie valigie, colme di tanto vuote di tutto.
“ Sto dando di matto” si dice mentre intorno risuona un pianto di bimbo.
“ Queste pareti fatte di nulla, nemmeno un pochino isolate, un po’ di privacy, che diamine, tutti ne abbiamo diritto!” esclama esasperata.
Pare quasi che la famiglia dei vicini si sia trasferita lì nelle sue stanze tanto forte risuona il pianto.
“ Domani cerco una nuova casa, anzi no, chiamo subito il mio agente immobiliare. Possibile che debba sempre traslocare, che non trovi un appartamento silenzioso ove starmene in pace? “.
Afferra il cellulare.
“ Pronto, Agenzia immobiliare”. Una voce gentile risponde dopo due squilli.
“ Cerco un appartamento in zona centrale ben isolato acusticamente. Non importa il costo, se lo avete domani faccio già trasloco!”
Butta fuori le parole di corsa.
In questo anno ha già traslocato 9 volte, sempre per lo stesso motivo.
I suoni, non sopporta di udire i rumori di vita di chi le sta accanto.
E le voci.
Le voci dei bimbi proprio non le sopporta.
“ O non resisti?” chiede una vocina piccola , testarda e insolente.
Dal cellulare le giunge la descrizione di una casa fatta su misura per lei. Affida all’agenzia anche il compito di contattare una ditta di traslochi.
Vuole solo uscire da quelle stanze. Raccoglie una piccola valigia e se ne va. Stanotte dormirà in hotel.
Scende le scale di corsa , le sembrano invase da voci di bimbi, di tanti bambini, è un asilo, ecco dove si trova.
Nervosamente si intrufola nel traffico intenso della città.
“ Ah! finalmente silenzio” esclama mettendo il piede in una stanza con rossa moquette e pareti insonorizzate. Si butta sul letto vestita, con un sospirone.
Ora dormirà, son due notti che non chiude occhio, sempre voci, di bambino, di pianto.
Quel pianto.
Stesa sul copriletto di seta, immersa in un leggero pigiama, cerca la meditazione.
Le mani si posano sul ventre piatto e secco, il pianto, eccolo, ha ripreso, più forte di sempre.
Il pianto …. ha le sue lacrime.
Povere vite distrutte dal di dentro! Immagino sia un dolore sordo, fisso, che ti scava nel profondo e che tenti invano di far tacere. Bello Silvana questo ritratto, storia triste e veritiera!