Al supermercato per la spesa, ho ancora una volta realizzato come abbiamo rimpinzato scaffali e pance, certo non di tutti, tenendoci raso terra con interessi e passioni. Quando la pancia è sazia, stracolma, il ventre striscia per terra, il pensiero fatica ad alzarsi, vediamo solo il pavimento stradale, nemmeno la terra perché ne abbiamo così poca ormai e camminiamo su asfalto per non sporcarci le suole.
Dimentichiamo da dove siamo venuti e dove siamo destinati ad arrivare.
Noi e con noi il Creato.
Grigio il suolo, grigio l’animo, spalle curve, piegate a osservare dove mettiamo i piedi. Le ali, che abbiamo, le teniamo ripiegate fino a che s’incollano, piume su piume, e il volo, non più meta né desiderio, diventa impossibile sempre più.
Da esseri celesti, ci siamo tramutati in esseri terrestri, abbiamo ridotto l’infinito che ci è stato donato, a una prigione finita e frusta, neppure sappiamo tenerla in ordine, la viviamo come semplice riparo da sfruttare, le sue bellezze nascoste da muri di vergogna, imbrattati di nero, di rosso, di sporco e di sangue.
Fino a quando vivremo così, come gli uomini trasformati in maiali da Circe, dimentichi della nostra natura di creatura umana colorata di divino?
L’ha ripubblicato su Silvana Dal Cero.