Alice controllava ogni giorno piante e fiori dei suoi terrazzini.
Amava il verde. Ah! Avere un giardino! Ne aveva goduto per lunghi anni… Ma ora in quel mini c’era posto solo per lei.
Eh! No! Alice aveva sistemato piantine ovunque era stato possibile.
Non erano per lei semplici ornamenti, tocchi estetici per abbellire gli spazi.
No no… per lei erano esseri viventi con cui parlare, da carezzare, da osservare con cura, da nutrire e rinfrescare…
Fu così che un giorno si accorse che i rami della salvia grondavano di “cose bianche”. Non capiva e non riconosceva. Qui occorreva una lente di ingrandimento e qualche conoscenza in più.
Osservò, toccò, staccò, schiacciò… era qualcosa di vivo ma cosa? Subito aveva ipotizzato fossero gemme. Poi vide la salvia di giorno in giorno sfiorire.
Scattò alcune foto e le inviò alla sua personalissima “ enciclopedia vegetale e animale”. Un amico del cuore, conosceva particolari incredibili del mondo delle piante e degli insetti.
La risposta che ricevette fece scattare un forte senso di allarme: cocciniglia!!!
Per giunta cicciosa, ben nutrita e grassa! Certo! a spese della salvia che inevitabilmente si lasciò andare, dissanguata da tanto parassitismo “coccinigliare”.
Il suggerimento di cura fu molto ecologico: schiacciare una ad una quella invasiva minibestiola che uccideva le piante.
Nessun pesticida, insetticida, omicida…
Alice diede il via a quel lavoro certosino: ogni giorno scrutava fronte e retro di ogni foglia e dei rametti.
Per la salvia fu un requiem definitivo. Troppo tardivo l’intervento di salvataggio.
Alice allontanò ciò che rimaneva della florida aromatica e fece spazio ad altre colture. Fu così che si accorse dell’invasione: anche la piccola talea di oleandro aveva i tronchetti biancastri.
Preoccupata si diede subito da fare: ripulì uno ad uno foglie e ramoscelli, grattò, girò e rigirò le foglie, chiedendo scusa all’oleandro se nel fare questo era a volte maldestra, se rischiava di rompere e staccare qualche parte della già minuta piantina.
Lo vedeva bene: era bloccato nella crescita, nessun germoglio nuovo, aspetto stentato e rachitico, fermo in ogni sua parte.
Ogni giorno lo toccava, lo ripuliva, le cocciniglie sembravano moltiplicarsi di notte, ogni mattina i rametti erano ricoperti da minutissimi puntini bianchi.
Nel fare questo Alice parlava, coccolava l’oleandro, gli dichiarava tutto il suo affetto.
Un mattino, intenta come sempre nella operazione “salvezza”, si accorse di un verde più acceso nella parte apicale. Una foglia nuova!!!
Verde tenero, verde acceso, verde smeraldo!
Si accese di entusiasmo e gioia: ricolmò, se possibile, la pianta di ancora maggiori attenzioni. Giorno dopo giorno spuntavano foglioline nuove, prima timidissime, poi coraggiose, ora potevano uscire alla luce senza timore di vedersi invadere da parassiti. Scelse di metterlo in un luogo più soleggiato. In fondo l’oleandro è una pianta mediterranea, ama la luce.
E un bel mattino, sulla sommità del tronco, là dove ogni giorno sbucavano germogli nuovi, vide qualcosa di assolutamente inedito. Non voleva quasi dirlo ad alta voce per timore di rompere l’incanto.
E se fosse…. Se fosse l’anticipo di un bocciolo? In effetti quelle gemme non erano del solito colore, parevano ritoccate da piccoli spruzzi rosati o rossi.
Attese con pazienza impaziente che si svelasse il mistero ed un mattino, al primo sole estivo, vide la corolla aprirsi, rosso, rosso carminio. Cinque petali si allargavano e intorno altri tre boccioli attendevano il proprio turno di fioritura.
Alice si chinò e baciò il coraggioso fiore.