40 minuti di camminata nel bosco, galleria di rami intrecciati, ora nudi, architettura lignea, naturale, un tempio, lunga navata che tutti, tutto eleva a Dio.
Silenzio se il passo si arresta. Foglie folte sgretolate ai piedi, foglie narranti, basta ascoltare.
Si sono qui raccolte, comode, raccontano il loro filò autunnale dopo la lunga stagione. Saziate di luce, di caldo, di ronzii d’insetti, di formiche in processione, d’uccelli in concerto.
Una ad una arrivano, aspettano il proprio turno.
Merita una sosta silenziosa questo filò diurno, illuminato.
Arriverà poi quello freddo e buio dell’inverno, non per questo però muto o triste e smorto.
Il soffice colorito manto è pronto per l’ultima metamorfosi, richiede tempo. All’apparenza sembrerà morire.
Non è così.
Le foglie al suolo aspettano, frementi sotto le carezze del vento novembrino, le ultime compagne, birichine si attardano a giocare con le farfalle sperse e sperdute.
Volteggiano appese a un soffio, giocano come bimbi sul far della sera, non è mai l’ora del rientro, scherzano danzando con la vita nell’ultimo luminoso volteggio.
Si adagiano ancora vive, trovano un posto tra le compagne già in attesa.
Ecco, è scesa anche l’ultima foglia accompagnata dall’incerto fremito d’ali d’una cavolaia, pur essa fragile nel primo umido.
Ssssssttt…Va in scena la metamorfosi
Un mormorio leggero viene dal terreno, son le prime foglie a raccontare, vivendo, la trasformazione. Una ad una si dissolvono ma il palco della vita non è mai vuoto. Una scompare, altre salgono.
Il silenzio ha ora una voce profonda, madre terra saluta e accoglie. Si allarga, si distende, apre spazi nuovi.
Già prepara l’arrivo dell’Eden nuovo.
Silvana Dal Cero 
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