Come ogni anno i bambini aspettavano con grande emozione l’arrivo di Santa Lucia.
Sapevano che lei, anche in questi tempi moderni con aerei e treni ad alta velocità, arrivava pian piano con l’asinello.
“Ma davvero ci sono asinelli sulla Terra?” si chiedevano i bimbi che vedevano gli animali soltanto allo zoo o nei film di animazione.
Ebbene sì, lei continuava a presentarsi con la mite e forte bestia da soma. Un po’ camminava, un po’ lo cavalcava. Ma non troppo eh! Già doveva portare due sacchi di doni.
Che strano! Come potevano bastare due sacchi con tutti quei paesi da attraversare? Eppure, altro mistero, lei riusciva ad accontentare tutti.
Quel 12 dicembre le strade erano colme di neve, abbondante come non accadeva da tempo. I bambini guardavano fuori dalle finestre, aspettando lo scampanellio che ne preannunciava l’arrivo.
D’improvviso si spense ogni luce e col buio arrivò il silenzio attonito: che stava accadendo nel paese di Pinè?
Gli adulti si immersero in cellulari, pc e tablet, a cercare notizie. Un blackout? Da troppa neve? Da valanghe? Da cosa?
Meno risposte trovavano, più si affossavano dentro i loro strumenti supertecnologici.
I bambini, senza neppure parlarsi gli uni gli altri, indossarono cappottini e stivali e ben imbacuccati uscirono da ogni portone, in mano una piccola luce e qualche sonaglio.
Silenziosi e felpati come astute volpi si ritrovarono al parco giochi, il luogo dei loro incontri.
Agostino prese la parola:” Tutti conosciamo la Canzone di Santa Lucia. Io intono il canto e insieme, camminando verso il bosco, andremo a cercarla.”
Si levarono tante voci:
“Santa Lucia ha perso la strada”
“Si è fermata per la tanta fatica”
“Ha freddo e l’asinello non cammina più”
In fila, guidati da Agostino, si diressero verso il bosco.
Agitavano le piccole pile che nel buio scintillavano come stelle e cantavano.
Man mano che avanzavano si prendevano per mano, una piccola paura si intrufolava nei loro cuori: era notte fonda, erano soli, stavano allontanandosi dal paese…
Il buio si faceva sempre più fitto e i piedi affondavano nella neve, a volte vi sprofondavano quasi del tutto.
D’improvviso si trovarono davanti una casetta, stile vecchi tempi, di sasso, con stalla e fienile accanto, una casupola avrebbe detto ora la gente di città. Cantavano i bimbi, senza tregua:” Santa Lucia bella, del mondo sei la stella, pel mondo vai e vai e non ti fermi mai, porti confetti e doni a tutti i bimbi buoni, Santa Lucia cammini proprio per noi bambini”.
Sentirono un debole raglio.
Agostino guidò la piccola carovana di voci bianche verso la stalla. Spalancò la porta di legno tarlato e rimase di sasso: steso sulla paglia, l’asinello respirava a fatica, era tutto bagnato, tossiva. Uno dopo l’altro entrarono: il luogo era piccolo ma stranamente poteva contenere tutti i pargoli.
Maddalena si avvicinò, carezzò il pelo umido, si tolse il giubbotto, lo stese sopra all’animale. Parlava e carezzava, carezzava e parlava.
Qualcuno scovò nelle proprie tasche un pezzetto di pane, un frutto secco…. Allungarono le mani verso il muso dell’asinello e con la loro presenza sembrò quasi che la stalla diventasse calda.
Il canto mutò, ora i bimbi narravano ninne nanne stampate nei loro cuori sin dalla culla. Avevano le voci delle mamme e dei papà.
L’aria si fece calma e serena, nessuno aveva freddo, nessuno fretta né pensava più ai doni.
Intanto nelle case di Piné i genitori avevano alzato gli occhi dai loro strumenti elettronici colpiti da un silenzio irreale. Si alzarono inquieti, chiamando per nome i figli, girando per ogni stanza. Invano.
Si vestirono veloci e scesero in strada agitati e rumorosi. Voci si incrociavano nell’aria rompendo il buio:
“Mio figlio è sparito!”
“I mei gemelli non ci sono più”
Le voci erano adesso meno prepotenti, incrinate da paure nuove.
Qualcuno si mosse guardando le impronte sulla neve che però si stavano rapidamente coprendo perché aveva ripreso a fioccare.
Altri andarono in garage a recuperare badili e lanterne luminose. Chiamavano a turno i figli. Si rendevano conto di trovarsi in piena notte a cercare i bimbi nel bosco. Che assurdità!
Perché i figli se ne erano andati? Le domande nascevano silenziose dentro ai cuori, morsi da paura e dolore.
Ognuno vide la propria vita scorrere veloce e chiara: riconobbe errori di omissione e distrazione, vide quanto la poesia avesse abbandonato il suo cuore, attento più all’avere che all’essere, al possedere più che all’amare. Ora ciascuno sentiva il vuoto di una carezza non data, di una ninna nanna non cantata.
Ora dei figli tutti vedevano gli occhi interroganti: “Mamma? Papà?Ci siete?”
Accelerarono il passo. Era impossibile che tutti i bimbi di Piné fossero spariti.
Poi qualcuno si ricordò che quella era la notte di Santa Lucia. Allora la invocarono cantando:
“Santa Lucia bella, dei bimbi sei la stella, … “concludendo con parole nuove:
” Santa Lucia cammini, porta a noi i bambini”.
Arrivarono alla casa di sasso: videro una luce filtrare, si avvicinarono correndo senza parlare. Dalla porta spalancata videro i figli attorno all’asinello.
D’improvviso lanterne e pile sfuggirono alle loro mani e salirono sù sù, in cielo trasformandolo in un firmamento così luminoso da riflettersi sulla neve.
Tutto era chiaro.
Volarono nell’aria i nomi: “Giulia, Paolo, Francesca, Pietro…”
Braccia ci spalancarono a cercare abbracci, a donare abbracci.
Padri, madri, figli si diressero verso Piné mentre udivano lo scampanellio che annunciava Santa Lucia. I bimbi veloci si tuffarono sotto le coperte aspettando i doni.
Anche se il più bel regalo era già arrivato: sopra ogni stipite, ogni porta, un cuore pulsava luce, raggi d’amore.
(Foto di Alberto Moser)
Buona notte di Santa Lucia… In ritardo😘
Grazie Alemarcotti!!!
La fiaba era pronta, non l’ho inserita in tempo ma… Santa Lucia è magica, sempre!!! Buona Santa Lucia anche a te!