Dove il possibile si fa realtà

Mattina nuvolosa, il cielo tenta di aprirsi, come i cuori degli uomini, ingrigiti e oppressi ma non ancora illuminati.

Quanto sta accadendo incide profondamente nell’intimo delle persone. Non si tratta solo di tenere le distanze e la mascherina.

Qui si sta minando la vita ordinaria fatta di relazioni, affetti, serenità, progetti.

Pensare al futuro con sogni a distanza sembra diventi sempre più impossibile.  

Come se fosse la mente stessa incapace, lentamente, di sperare pensando, di amare sperando.

La speranza, il verde colore del possibile, sembra cancellato dal grigio grondante.

Sono andata in piazzale Cadorna. Speravo in un caffè, sia pure da asporto.

Il piazzale, grigio di asfalto e già senza colori di suo, mostrava la sua profonda monotonia monocromatica, grigio fumo. Per terra e in cielo. Nessuna auto, nessuna persona.

Solitudine profonda.

Che non si sente quando si va per boschi da soli.

La natura non comunica mai solitudine. Anzi! C’è una profonda partecipazione all’ESSERE.

Ma i luoghi un tempo abitati da umani, frenetici di caos urlante, ora appaiono morti, barattoli svuotati dei precedenti sgargianti urlanti lustrini. Si mostrano nella loro miserevole natura di manufatti umani, senz’anima né bellezza.

Vuoti simulacri di un’epoca che ha miserevolmente fallito.

Immersa in questa realtà, oggettiva???, sento che mi si vorrebbe privare della speranza.

Mi tappo le orecchie per non sentire i numerosi messaggi terroristici divulgati da ogni canale: “E allora ti faccio vedere io il mondo com’è, come sarà. Lo dovrai capire! Lo capirai!”

Ecco allora la fuga da questo mondo, necessaria.

Prigione fintamente dorata fino a pochi mesi, ora appare nella sua amara vuotezza. Vacuità, nullità.

Cerco la Luce, entro nel mondo dove il possibile si fa realtà.