Col Serai

2 Giugno 2021 – Sul Col Serai

Come festeggiare un giorno speciale, colmo di ricordi personali, anche tristi, se non immergendomi nella natura?

La proposta viene da un figlio, lui ama la montagna, camminare nel silenzio, sa che sono strumenti di liberazione e fonte di serenità.

Saliamo da Semonzo per la strada General Giardino. Giorno di sole, di libera uscita, il covid ha allentato la stretta, c’è tanta voglia di uscire, di godere anche di questa primavera ritardata da tanto freddo e pioggia a volontà.

Parcheggiamo in prossimità del sentiero che porta alle “casette”, il prato da cui si lanciano i parapendii. La salita è improvvisa e brusca, strada asfaltata, il piede risuona duro, senza rimbalzi, sul manto grigio che ingabbia la terra.

Ma è solo l’inizio di una camminata colma di verde, straripante.

Pochi ripidi passi e arriviamo al prato dei lanci. Entriamo nel recinto, incuriositi. Mi piacerebbe veder decollare un parapendio. Due giovani tedeschi stanno misurando le corde, stendono i teli, si preparano al volo. Ma non sarà a breve.

Riprendiamo il cammino lanciando uno sguardo al panorama che si apre sotto di noi. In basso, a ovest, appaiono la malga Col Serai, valle Santa Felicità, altre vallette e colli, mentre a sud, leggermente velata, si stende pigramente al sole la pianura. Già questa veduta ha in sé una grande bellezza, abbiamo a disposizione uno scrigno, lo stiamo scoprendo, pian piano. Mi riserva grandi sorprese.

Siamo sulle pendici del Grappa, quel monte enorme colmo di storia e di sangue, che mostra, a sud, il suo volto: di neve d’inverno, di prato, con poche macchie alberate, nelle altre stagioni. In realtà ha molti volti, è poliedrico, con molte diverse personalità. Oggi infatti si apre rivelandomi un volto ancora sconosciuto.

Ripartiamo con agile passo, costeggiando noccioli e frassini, sulle rive occhieggiano fiori che in pianura hanno già vissuto la loro stagione. Andare in montagna è anche questo: viaggiare indietro nel tempo.

Pian piano entriamo nel bosco, la strada è ancora asfaltata. Ogni tanto, in qualche radura, appare una casa. Finalmente appare lo sterrato, strada ancora larga, percorribile da auto. Percepiamo rumori nuovi, di traffico, prima silenziati dal monte. Col suo fianco conteneva la marea rumorosa della pianura. Ma ora siamo sbucati in una valletta, ampia, verde smeraldo, curatissima, case e casette ben tenute, turisti ai tavoli, è ora di picnic. Qui si torna a respirare aria cittadina.

Imbocchiamo uno stretto sentiero curvando bruscamente a ovest. Ci innalziamo rispetto alla verdissima conca stesa sotto, tutto appare lindo, ordinato, verdissimo, brillante e silenzioso. Il cielo è invisibile, una cupola verde si stende come tenda sopra di noi. Il versante è molto ripido, valle e vallette e canaloni sprofondano verso il basso, quasi strade per i boscaioli, per trasportare i tronchi. Domina il silenzio, qualche ombra sfiora il prato sottostante, un ampio volo di rapace dalle ali spiumate. Chissà in quale lotta se le è rovinate.

Ogni tanto il passo rallenta, un camminare osservatore. Così comincio a distinguere le conifere, pochissime, dai frassini, eppure i fusti sono lunghi e alti allo stesso modo. Le radici, in un punto del sentiero, costruiscono un mosaico e ti senti afferrare dalla grandezza della vita.

Il mondo visibile, rami e foglie e fronde svettanti immensi, hanno un mondo gemello, sotterraneo. Qui i rami appena appena si toccano, ogni albero sembra stare stretto in sé stesso e allungarsi senza allargarsi per non togliere luce al vicino, per non soffocarlo. Ma l’intrico di radici dice che il mondo nascosto è stretto e abbracciato, serrato come il dialogo che ogni pianta fa col vicino, sia fungo o insetto o albero esso stesso. Dialogo che sa di condivisione piena, di collaborazione, di comunione e sento che noi umani, dalle piante, abbiamo molto da imparare.

Sono lì, alte tacite eleganti e ferme, mi pare di cogliere i pensieri, le emozioni che scorrono veloci tra l’una e l’altra, tra loro e il creato intero. Chissà cosa diranno ora delle nostre presenze? Se percepiranno i miei pensieri? Se ci sentiranno presenze amiche… Allungo le braccia istintivamente, sono certa che capiranno e conosceranno il mio tocco, che leggeranno dentro quella carezza. Mi pare sorridano persino dei miei stessi pensieri. Come se mi leggessero dentro prima che io stessa lo faccia.

Piante piante piante … Mio mondo… amato… amico.

Di una pianta mi colpisce il modo con cui il suo tronco affiora tra aguzzi sassi, le radici sembrano incistate dentro la pietra. In quel tratto il versante mostra enormi massi accatastati, affioranti, in bilico quasi. Mi chiedo come siano arrivati lì. Sembrano presenze vigili, quasi colossi custodi di un sentiero antico e magico.

Lentamente la luce avanza. Ora avanziamo in direzione ovest- sud ovest, la luce del sole dona colori verdi luminosi all’intrico non più intrico ma velo leggero di luce.

Alti ciuffi d’erba aprono a un sentiero che conduce lentamente ai pascoli. Anche la temperatura è diversa: scomparsa l’umida frescura, si respira il calore che la terra esala insieme a profumi di flora diversa, più fiorita.

Risuonano i campanacci delle mucche, scendono dal crinale alto, siamo vicini alla meta.

Continuiamo il nostro cammino, troviamo un prato appena rasato. Ci mettiamo comodi. Una mela, un caffè, arancia, mentre il pensiero si fa dialogo.

Ritorniamo con la speranza mai vinta che avanzi la Luce.

Dimmi cosa ne pensi, te ne sarei grata.

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