La vita le aveva portate a vivere sull’Isola. Terra antica, di rocce quasi lunari, terra dai mille volti, salda e forte, non conosceva terremoti. E quasi deserta.
Solo lungo le coste, alte, frastagliate, sabbiose, cristalline, comparivano grumi di case.
Nella parte interna invece a volte era aspra e brulla, altre si distendeva come morbido altopiano verde ondulato.
Qua e là comparivano pecore e mucche al pascolo. Sole, senza pastore né cani da guardia, come se ben conoscessero i confini dei prati entro i quali potevano muoversi.
Venne il giorno tremendo in cui dal cielo cominciarono a scendere fiumi e dardi di fuoco.
Più non si comprendeva se per mano umana o per collera divina.
La Terra veniva devastata, snaturata, sgretolata e l’umanità ne seguiva le sorti.
Solo l’Isola era risparmiata dal disastro globale.
Era un po’ terra di nessuno, terra povera, unica ricchezza i monti coperti di gialle ginestre a primavera, il mare il cui respiro la circondava accompagnandone i giorni e le notti, fedelmente.
E il vento.
A volte, furioso, strappava ciuffi di palme e di mirti, altre tranquillo rinfrescava il bollore estivo.
Eli e Meri, arrivate qui bimbe, erano cresciute imparando a vivere secondo i ritmi di un luogo incontaminato, lontano dai clamori, dalla pubblicità, dalle rivoluzioni sociali e ambientali.
Senza termini di confronto, immerse nella serenità luminosa di chi viveva in armonia con se stesso e col creato.
Certo i sogni comparivano nel cuore e nella mente accendendo scintille di curiosità. Che era già grande e colma di fantasia e di creatività. Inventavano ogni sorta di
gioco, di attrezzo, di attività rendendo speciali le giornate.
Una notte furono svegliate da un vento strano. Entrava dalle fessure, sibilava, a poco a poco ne intesero le parole. Si rizzarono sui loro letti sbigottite, guardandosi negli occhi nei quali si leggeva la stessa domanda: “Senti anche tu le parole del vento?”. Mute, si fecero un cenno di assenso per non interrompere quel discorso che fluiva in loro e nella stanza, quel soffio tramutato in parola.
“Io sono il Maestrale, appartengo alla famiglia della Rosa dei Venti, ho tanti fratelli. Meri ed Eli, non abbiate timore di me. Stanotte sono qui a chiedere il vostro aiuto. Dovrete costruire qui sull’Isola tante pale eoliche. Insieme salveremo la Terra e l’umanità.”
“Pale eoliche?” si chiesero le due ragazze. “Cosa sono? Non le abbiamo mai viste né sentite nominare”. Ma non ebbero nemmeno la necessità di esprime il loro pensiero ad alta voce perché Maestrale sapeva leggere nelle loro menti.
E in risposta alle loro domande, subito il soffio si tramutò in dita giganti, due mani si diressero verso il tavolo di lavoro dove stavano quaderni, album e un portapenne colmo di matite colorate.
Il vento disegnò, le sue mani ventose erano invisibili ma sul foglio bianco comparve un’immagine con sotto la scritta: Pala Eolica.
Sbalordite ma non spaventate le due sorelle si alzarono di corsa e raccolsero insieme il foglio disegnato. Guardandolo si dissero:” Oh! Boh! adesso sappiamo cos’è una pala eolica ma… come potremo costruirla noi due? E poi: a cosa serve?”
Ancora una volta il vento raccolse e lesse i loro pensieri-domande. Il suo soffio si trasformò ancora una volta in un paio di mani trasparenti e su un altro foglio bianco disegnò montagne verdi e grigie. Sulla cima di ognuna pose una lunga fila di pale eoliche.
Eli e Meri compresero: quelle strane, enormi costruzioni dovevano essere piantate sulle vette dei monti. Ma come costruirle, portarle, piantarle?
Ora, tuttavia, erano consapevoli di avere una grande missione da compiere. Da sole però non avrebbero potuto concludere un bel niente. Un’ombra di rammarico si disegnò su quei giovani visi.
Il vento raccattò pensieri, timori, domande che affollavano le due testoline e tornò a parlare.
“Non occorre nessun aiuto. Farete tutto da sole. Andate di monte in monte e una volta giunte sulla vetta con tutta la vostra forza gridate: Fiat.”
Meri ed Eli compresero bene il messaggio del vento, la missione che aveva loro affidata non era impossibile. Quante volte erano partite da sole in esplorazione dell’Isola? Si dissero: “Partiremo domattina presto. Ora è meglio riposare” e si rituffarono sotto le coperte mentre il vento lentamente si ritirava per non disturbarle.
Eli e Meri si alzarono elettrizzate e colme di entusiasmo, le aspettava una missione speciale. Con tuta, scarponcini, zaino con la merenda, partirono.
Appena uscite di casa un soffio di vento carezzò i loro visi e scompigliò i lunghi capelli. Si misero in cammino leste leste. Arrivarono ben presto alla prima altura. Deposto lo zaino, allargate le braccia, chiusero gli occhi e tenendosi per mano gridarono: “Fiat”.
Subito, come per magia, comparve una bianca pala eolica: le sue tre braccia cominciarono a ruotare sempre più veloci man mano che il vento soffiava più forte.
Prese da una felicità senza nome, Meri ed Eli raccattarono gli zaini e si misero in corsa verso un’altra altura. Ove si ripeté il miracolo.
Le due sorelle si muovevano sull’isola agili e instancabili, trasformate in ragazze di luce. Finì il giorno e scese la notte ed ecco comparire in cielo il gigante dagli occhi celesti, Orione, accompagnato dai suo fidi cani: Sirio e Procione. Usciva solo di notte. Era bellissimo, avvolto in pelle di leone, teneva nelle mani la clava e lo scudo. Sul suo capo splendeva la stella Rigel.
Si unì al lavoro di Meri e di Eli, con loro vagò per il cielo dissipando ogni ombra. Esse videro la luce diffondersi per il firmamento, il cielo si fece sempre più azzurro e la pace scendeva come gocce di luce cancellando ogni male.
Maestrale li accompagnava soffiando allegro e impetuoso: insieme avevano donato all’umanità una nuova Terra.
Bellissimo!!!!
Grazie Giustino!!!