Il passo e l’orma

A settembre 2012 ho dato alle stampe la mia prima silloge:

Il passo e l’orma – Edizioni Del Leone
http://www.ibs.it/rev/revpge.asp?isbn=9788873143635

PAOLO RUFFILLI- NOTA IN QUARTA
Con una levità che bene suggeriscono i tre versi “Leggerezza di pensiero | di passo | di sospiro”, la poesia di Silvana Dal Cero tende a rappresentare la reciproca compenetrazione tra mondo umano e naturale. E lo fa con una misura coinvolgente che la penetrazione nel fondo oscuro, nelle sedimentazioni dell’animo e dei “tumultuosi cuori” di “vite tormentose”, avviene sulla scena di luoghi salvifici, attraversati con il sole o nella nebbia, sotto il cielo d’autunno o di marzo, con l’odore della neve o di stoppie calde, nel riflesso di albe o tramonti, secondo un passo che restituisce al lettore sapori e odori di una vita che si espande e “ribolle” verso il futuro, con poca nostalgia del passato. E la memoria, per l’occhio che guarda avanti, ha una parte in fondo marginale anche se ricostituente: “Ricordo come colore | spessore che dà volume | a quel foglio leggero ch’è la vita”. Così che temi di vasta portata e di costante implicazione esistenziale come l’amore, il dolore, il tempo, la morte, si fissano in componimenti brevi e fulminanti, pieni di colori a rappresentazione di un mondo comunque “fattosi di luce” e, nella sua dinamica inarrestabile, ricco di “movimenti e sogni”.
Come taccuino degli appunti e delle annotazioni personali, come album della memoria critica e almanacco della propria condizione, con i suoi versi netti Il passo dell’Orma (Edizioni del Leone) ci immette, ogni volta di incanto, in una dimensione autoriflessiva che quasi inavvertitamente si interroga sull’enigma delle cose e sul significato della vita mentre ne subisce il fascino, per la legge dell’inversamente proporzionale (“Troppo forte la vita | per morire…”, “così vuota e piena, | così forte e assurda, | così vera”), in cerca di se stessi e di un contatto con il mistero.

RECENSIONI DI MAGGIO 2013

VALERIA DEL POGGIO

Segnalo ai lettori il libro Il passo e l’orma di Silvana Dal Cero, una raccolta di poesie di grande impatto emotivo e occasione di profonda riflessione. Presentando il volume nella conferenza stampa delle novità editoriali del Salone del Libro, Paolo Ruffilli ha parlato di rara coincidenza di testa e di cuore in questo canzoniere esistenziale. Sono rimasta appunto profondamente colpita e coinvolta dal discorso di questa poetessa autenticamente capace di dar voce ai sentimenti molteplici e anche contraddittori della vita. È un percorso intenso e avvincente questo di Silvana Dal Cero, dalla prima all’ultima pagina del suo libro. Un libro adatto alla maturità maschile e femminile di chi ha già attraversato un bel tratto della propria vita, imparando dal bene e dal male in cui si è imbattuta giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Pubblicata su:
Leggere nr.5/2013

MARIA SIDIS

lL passo e l’orma di Silvana Dal Cero, ecco un libro di versi che mi sento di consigliare alle mie lettrici. Lo ha pubblicato la casa editrice Edizioni del Leone di Venezia. Si tratta di un una sorta di bilancio lirico di un’intera vita, ricco di annotazioni dell’animo e della mente. È un’ampia riflessione sui valori straordinari dell’esistenza. Un libro estremamente vivificante, positivo, trainante. Un’oasi nel panorama pessimistico che abbiamo toccato con mano al Salone del Libro. E dunque, a maggior ragione, un’occasione di lettura che va estesa il più possibile alla platea sconcertata e depressa dei nostri tempi. Brava, Silvana! Aspettiamo di leggere altre tue poesie dopo queste.

Pubblicata su:
Donne nr.5/2013

RECENSIONI DI MARZO 2013

GINEVRA GRISI

Silvana Dal Cero è una autrice particolarmente sensibile, che esprime in quest’opera la tensione emotiva di un cammino esistenziale rivolto a scrutare con sguardo penetrante il vivere quotidiano, alla luce di una riflessione profonda e attenta che scandaglia contraddizioni e apparenze.

“Cicale.  | Non è solo il canto. | E’ il mondo che nel frinire ritorna | solatio e polveroso | con l’odore di estati lontane | con l’aria silente e raccolta | che sa di campi maturi | di cieli caldi e azzurri | di angurie (..)”: Silvana Dal Cero percorre il proprio mondo interiore, rinvigorendo le immagini della propria memoria, dando un nuovo senso al tempo che non ha più una scansione implacabile ma permette all’autrice il raccoglimento dovuto al cospetto di “miracoli” che sembrano non invecchiare mai, a differenza degli uomini.

L’autrice, alla sua prima pubblicazione, dona al lettore l’esperienza di una complessità matura nella sua realizzazione letteraria, già riconoscibile per dei tratti stilistici quali l’ermeticità del verso e l’acuta brevità, che riecheggiano la tradizione italiana del secondo novecento.“Spezzata | come ramo ripiegato. | Sulla cima più alta salita | e | ricaduta | ferita | appesa. | Non voglio cadere.”: le vibrazioni insite nella lirica di Silvana Dal Cero esprimono lo iato esistente tra aspirazione sublime e mesta sconfitta, la ricaduta a terra dopo il volo tanto bramato.L’autrice, in breve e intensa versificazione, coglie la fondamentale essenza della perdita, fisica ed esistenziale, che è congenita al genere umano, caratteristica ineluttabile del vivere; ed è proprio l’angoscia inevitabile a trasferire nuova linfa alla volontà di crescere, nonostante tutto, e di lasciare con i propri passi, “orma” e dunque impronta di sé.

Recensioni di febbraio 2013

FLAVIA BULDRINI

Il passo e l’orma: sono come la vita vissuta e le vestigia che questa lascia nell’anima, che si riverbera nella rimembranza poetica. È un sodalizio di esperienza ed emozione che s’intrecciano nel tessuto esistenziale, con arabeschi di silenzi e di sentimenti che sottentrano alla trama dei giorni. Così, si dà voce alla levità dell’idillio amoroso: “Perché come un’onda sulla riva riposa | così il mio respiro sulla tua bocca. | È il porto | il tuo abbraccio.” (Dove nasce l’amore).

Affiora la visione onirica dal lago sospeso dell’inconscio: “C’è un posto ove vivono i sogni, | quelli nati da vite tormentose, | quelli covati all’alba d’un qualsiasi giorno, | quelli apparsi improvvisi al cuore. | C’è un posto ove si raccolgono | per essere raccolti e vissuti | per cadere tra mani affamate di vita | a nutrire anime chiuse.” (Il luogo dei sogni). Il sogno appare come lo sfolgorante miraggio che trasfigura lo sterminato deserto dell’esistenza: “Datemi un sogno, | una freccia di luna | che colmi il vuoto | di giorni futuri | con l’infinito silenzio di spazi astrali. | Datemi un sogno, una bolla iridescente | che vi possa vedere | arcobaleni cangianti, | colori per giorni di grigio ripieni. | Datemi un sogno, | un filo di seta oscillante | per aggrapparmi e andare | senza il peso di umane illusioni.” (Datemi un sogno).

Esso vuole spiegare le ali nello spazio aperto della vita: “Anela, il sogno, | di vivere. | Di uscire da un bozzolo ora stretto | e volare occupando l’azzurro. | (…) Sboccia come gemma da virgulti | da morte nati.” (Il tempo dei sogni). La vita è un inno all’amore che si innalza dal canto dei giorni: “Amai con la voglia esasperata | di chi sente l’anima espandersi all’infinito, | amai con la costanza dell’incosciente, | con l’ardore d’un giovane ai primi amori, | Amai nella purezza, | nella volontà incrollabile di incendiare | tutto ciò che era. | Amai fino allo spasimo di far parte | del tutto. | Amai nella perfezione un solo istante | ed improvvisamente mi sciolsi | e fui vento nel vento, | amore nell’amore, fonte di vita nella vita.” (Profondamente amai).

Intelligente è questa poesia dello sguardo, nel confronto tra quello limpido di un bimbo, spalancato allo stupore dell’eterno e quello di un adulto, ormai disincantato, non più iridato da presagi celesti: “Lo sguardo quieto e aperto di un bambino | non somiglia | a quello tuo | così vissuto e denso. | Le righe che la vita ha disegnato | sono lì rapprese in quell’iride | troppo piena per accogliere. | Non ha il sapore di spazi ancora aperti | né sapore di novità | o di lontani mondi.” (Bambino-Adulto).

Vi sono rêveries soffuse di un delicato lirismo: “Si svelerà ancora | nei giorni futuri | quel cielo turchino | intravisto dipinto | in cupole e chiese | in fiabe di bimbi? | Scenderà l’acqua | come velo di sposa | che nel vento spumeggia?” (Arcadia); “Immoti cieli | scorrono | spettatori muti | d’eterne storie. | Guardano ignari | amori e morti | in colori cangianti | che chiedono speranza.” (Immoti cieli); “Rive tra spume d’onda | terra attesa | e sognata. | Riprende il largo la barca mia | ché agogna cieli immensi e azzurri | confini assenti | e silenzi pieni.” (La vita mia).

Una promessa di vita arride in controluce al chiaroscuro delle stagioni: “Tu lo senti | quel profumo d’autunno che entra | e riporta alla vita | colori di mondi passati | voci e volti rinati | e nostalgia di pace | di sogni | di squarci d’azzurro | di anni in fiore | di speranze frementi | di chiome fluenti | di occhi radiosi… | L’autunno che promette vita.” (Promessa d’autunno).

Si vuole risalire alla sorgente della vita, là ove spumeggia l’Eternità: “Salmone, ricerco sorgente, | quell’acqua da cui sono nata. | Risalgo impetuosa e ormai stanca | l’eterna salita di spuma. | Tra sassi e acque ruggenti | si apre, talvolta, un ventaglio | di mille colori dipinto. | (…) Sul monte devo arrivare | salendo a ritroso la via.” (Alla ricerca della sorgente).

Affascinante è questa ricapitolazione di tutte le particelle del cosmo in Dio, supremo vertice della creazione: “Uno specchio caduto | infranto | nell’universo vuoto | germina anime nuove. | Lontane | distinte | come perle uscite da collana | corrono smarrite alla ricerca dello stesso filo. | In tutte la stessa immagine. | Dio.” (Genere umano). Così, dai frammenti dell’umanità si ricompone l’immagine originaria di Dio: “Frammenti di vetro | rilanciano luce, | sbiadita, divisa. | Da specchio caduto nati, | sparsi, | alla ricerca dell’unità perduta | per ricomporre, insieme, | la stessa immagine. | Dio.” (Uomini-frammenti).

Suggestivo è poi questo ritratto della vita, che emerge da un disegno divino tracciato dall’alto: “Crea, il ricordo, il quadro della vita. | Nasce e segue una trama già stesa. | L’originale tela | giace nei fondali dell’eterno. | L’anima nascente porta il suo pennello | e lo ricrea.” (Il quadro della vita).

In Frammenti si può ammirare la grazia poetica condensata nell’immediatezza folgorante dei versi: “Esce la vita e sbianca il volto. | L’eternità s’affaccia in occhi trasparenti. | Infinito amore.” (& & &); “Nel silenzio dell’alba che si fa giorno | sguscia da questa terra l’anima. | Cerca il suo corpo di luce.” (Alla ricerca del corpo di luce); “M’abbraccia un cielo che sa di turchino. | Infinita vita.” (Infinita vita); “Abbacinata estate | sciolta in un’infinità di soli. | Troppo forte la vita | per morire | nel miraggio di oasi lontane.” (Tropicale).

Questa raccolta di Silvana Dal Cero ha la leggerezza del passo e il segno vivido dell’orma, che lascia nel lettore la scia della soave melodia e della tenerezza espressiva delle ghirlande di parole che s’ingemmano dalla corolla dell’anima.

Recensioni di Ottobre 2012

LUCIANO NANNI
A un’opera prima va sempre rivolta un’attenzione particolare al fine di cogliere gli ‘incipit’ di uno stile in fase itinerante: ma l’autrice scrive da tempo. Infatti vi sono poesie di diversi periodi, per esempio Profondamente amai, datata 16 gennaio 1970. Perciò si nota una maturità di scrittura in cui s’evidenziano taluni caratteri che la identificano.In genere, la sintesi.Talora le composizioni si chiudono con un verso incisivo, come in Amanti o Genere umano (v. 10: ‘Dio’; cfr. Uomini – frammenti ove ricorre una quasi identica costruzione).
Rilevante pure l’aspetto metafisico: le due strofe di Immoti cieli. La quinta sezione (Frammenti) conferma quanto detto, ad es. Verdi colline d’Asolo: ‘Corona di colline su prati verdi. | Fragoroso silenzio’ [ossimoro].

ETTORE FINI
È la capacità immaginativa il motore della poesia di Il passo dell’Orma (Edizioni del Leone): un’energia intellettuale, continuamente in movimento e tale da trasfigurare da immagine a immagine, in una vorticosa successione di esempi quotidiani e personali, di memorie e di ricordi (le presenze vive del passato ne sono al massimo grado l’esempio potente), in ogni caso decisivi nel disegnare un insieme dentro al quale passo dopo passo si evidenzia la riconoscibilità generale, senza per altro mai assurgere a nessun tipo di presunzione filosofica e restando anzi al contrario con i piedi ben piantati per terra dentro il nostro ordinario mondo quotidiano eppure nella consapevolezza frantumata di tutto quello che ci trascende.
C’è l’originalità di una particolarissima presenza della memoria, in queste poesie di Silvana Dal Cero recuperate dal trascorso e, quindi, liberate di colpo dalle malinconie e dai rammarichi esistenziali e fatte rivivere al presente come realtà sempre e soltanto in fieri. Perché l’istinto (quel fuoco di cui l’amore rimane l’immagine più vicina ma in mezzo ad altre, dentro un mare che, anche se non è agitato, non è mai immobile e rispecchia in sé il respiro cosmico) si è consumato, ma non è affatto sparito. E, consumandosi, si è trasformato in un amore incontenibile per tutto, per la vita, per le creature, per il giorno e per la notte, per le cose, per il mondo. Un amore che ha rigenerato, facendolo esplodere, il desiderio e trasformandolo dunque in una forza positiva capace di dare nuovo impulso alle ragioni autentiche e generative della vita.

FLAVIA LEPRE
Questo volume sarà sicuramente letto con viva partecipazione, perché sono messi in rilievo, con arguzia, argomenti umani, che interessano il cuore, l’amore, il sogno e tutta la gamma dei sentimenti.Questa nuova poetessa che si affaccia all’orizzonte poetico col suo primo libro, dimostra subito di essere un’autrice con una buona riserva di originalità tutta personale, che sa ben riversare nelle pagine di questo volume in due diverse formule di poetare, perché inizia con un nutrito numero di poesie non lunghe ma ugualmente cariche di sensibilità che, nella loro ben studiata incisività, confermano subito la piacevole rivelazione della bravura di Silvana Dal Cero che, nella sua particolare sintesi, percorre sentieri fioriti dove lei lascia , quasi si trattasse di un vero e proprio pellegrinaggio, il meglio del suo spirito, della sua anima, rafforzando così, la voglia di esternare quanto di bello e di contemplativo c’è in lei ancora sconosciuto!E comincia col dividere in quattro parti ( AMARE – INTIMITA’ – TERRA – ALTRI MONDI ) e a seconda del soggetto trattato, ella lo immette nell’ “ alcova” che reputa più idonea a contenerlo. Proprio per rendere più chiaro il suo dire, ha diviso così la sua raccolta, per dare ad ogni singola lirica una sua giusta “ house”.E dopo la serie di poesie che hanno la caratteristica di un intimo diario, a chiusura del libro, Silvana Dal Cero aggiunge una serie di minuscoli ma incisivi pensieri che chiama “ FRAMMENTI”.
“ IL PASSO E L’ORMA” è un libro che si legge con interesse, una lettura chiara, scorrevole, piacevole come l’ascolto di una buona musica…Qui, in queste poesie, sentiamo quasi il trascorrere del tempo, entro cui si sfogliano come petali di fiori, gli elementi relativi all’umana vita, perché l’autrice li raccoglie nella sua mente, li unisce al suo immaginario e crea la sua opera poetica.E nelle poesie raccolte in ognuno dei quattro titoli, c’è sicuramente buona parte della sua vita che vi circola… Perché in lei, c’è un notevole giacimento di dolcezza ed una buona scorta di energia poetica.
Così che nelle poesie raccolte sotto lo stesso titolo ritroviamo molti elementi che non appartengono al solo immaginario, ma anche alla realtà quotidiana. La poetessa così, in forma poetica, esprime le sue impressioni, i suoi variabili stati d’animo, i momenti della gioia, del dolore, del riso, del pianto e non mancano i caldi segni dell’amore…
Pagina dopo pagina, il libro fa partecipare il lettore ai pensieri dell’autrice che li tratta in una formula elegante e intelligente, perché i quattro gruppi più i “ Frammenti” sono come sentieri di un giardino dove il cammino non dà la stanchezza ma serenità spirituale, quella che desidera il proprio inconscio, perché è proprio inconsciamente che, chi possiede un’anima poetica, desidera di andare, senza sosta, alla ricerca di quella misteriosa fonte interiore che può dissetare la sua intima sete…“ IL PASSO E L’ORMA” per Silvana Dal Cero, rappresenta proprio questa magica fonte di acqua pura che spera, con tutto il cuore, che possa dissetare anche i suoi lettori con la freschezza delle sue parole!

GIANDOMENICO CORTESELa vita è così curiosa e sorprendente. E infinitamente ricca di sfumature: a ogni curva del suo cammino si apre una vista del tutto diversa.Vivere è una meravigliosa avventura. “Ti respiro, vita”, assicura Silvana Dal Cero, in questa antologia di versi, carichi di freschezza, di intima, convinta, sofferta adesione alla vita.

Ella rifiuta profondamente quella visione così acutamente rappresentata nel “Macbeth” di William Shakespeare di una società, pur tanto presente e diffusa oggi, di una umanità popolata di “ombre che passeggiano”, senza un’anima o un anelito di libertà.Eppure questo volume, che abbiamo tra le mani, non è privo di amarezze, di tormenti, di sospiri, di nebbie, di incertezze, quasi a riecheggiare quel Giorgio Caproni (Livorno 1912, Roma 1990), poeta delicato e forte, scarnificatore della parola, che ammetteva: “Ho provato anch’io…Nessuno potrà mai perforare il muro della terra”. Anche qui c’è il dubbio, il sospetto di non riuscire a capire la vita, il senso della vita, a scoprire il mistero. Ma il poeta ha in sé la forza, la capacità, il coraggio, il desiderio e la fede e riesce a incidere quel muro. Lo alimenta la speranza di costruire un varco, per intravedere oltre i riflessi degli specchi, e riuscire a cogliere  scintille di eternità.

Cos’è il poeta? Lo si chiedeva anche un saggio filosofo vicentino, Giuseppe Faggin, genitore di Federico Faggin, padre del microprocessore, l’elemento che ha cambiato il mondo. E sapeva rispondere così: “Quando la natura, dopo averci promesso gioia ed entusiasmo, ci appare indifferente e maligna, il poeta ne sa riascoltare il battito divino, ne riscopre la fonte della bellezza e si abbandona con fiducia nel suo seno materno e noi torniamo a volerle bene, come quando eravamo fanciulli”. La poesia dà equilibrio, acquieta, appaga, distende, disseta, offre inquietante serenità. Appunto, ci accompagna a respirare la vita, a stupirci delle meraviglie del creato, ad alimentare di fragorosi silenzi il nostro colloquiare con gli altri, ad uscire da noi stessi. La vita spesso ci nasconde nelle sue caverne l’oro e le gemme dei suoi tesori e ci lascia intravedere soltanto, come in un gioco brevissimo, ciò che potrebbe essere per le nostre esistenze effimere.

Il poeta scruta le immani forze nascoste della natura e dell’animo, supera lo sbigottimento e ci rende comprensibile ogni anelito. Ci fa innamorare dell’amore. E così anche nelle liriche che scorriamo in queste pagine, profonde di intuizioni, ricche di immagini, quasi aforismi, efficaci nella lettura di una quotidianità mai banale, amara.Sono versi composti  in una scrittura lucida ed esemplare, delicata nei sussurri, illuminata dai colori dell’arcobaleno, profusi in una ricerca  di sensazioni e di emozioni che solo il contrasto di luci e ombre suggerisce, che solo lo spumeggiante velo di una dirompente cascata d’acqua consente di percepire, o un intreccio di mani permette di cogliere nell’ardore ricercato dei corpi.Amori e passioni, dubbi e incertezze, stupore e meraviglie percorrono uno stillicidio di parole semplici e profonde, limate e ricercate, proposte tra nostalgie d’arcadia, suoni e melodie di campane mai spente, sapori e temporali d’estate, malinconie soffuse, irraggiungibili traguardi, aneliti di sorgente.Tornano prepotenti gli elementi vitali: l’acqua, la terra, il fuoco, l’aria a scuotere gli orizzonti.

Anime perse per terre lontane rincorrono la libertà, evocata e trasognata. Il sonno cerca nutrimento dai sogni.Musiche abbozzate, sinfonie sospese, perle preziose, sfilate da una collana armoniosa, attendono di ritrovare un loro equilibrio.Il mondo che par di catene alla fine si delinea intriso di armonie profonde.

E’ questo, così mi appare, il poetare spontaneo di Silvana Dal Cero.Così l’ho letto e colto in questa rassegna che raccoglie uno squarcio limitato nel tempo di espressioni letterarie, ma ricco di significati e prospettive, in quella ricerca di uno spazio tra la notte e l’alba della vita che si sussurra aurora.

La pubblicazione di queste espressioni del cuore è sempre un dono che cogliamo come gesto di amicizia, e volentieri accettiamo quale segno di condivisione di un cammino fruttuoso, percorso assieme.E come alla tappa di un compleanno ci poniamo, con lei,  l’interrogativo se è la gioia dell’essere o l’inconsistenza dell’esistere a motivare tante nostre espressioni. Silvana Dal Cero, lei stessa, ci dice che il sogno di vivere non è  stare stretti in un bozzolo, non è sterili e ripetute risonanze, è piuttosto la capacità di darsi, di rinnovare il sogno.

Quando si raggiunge il solstizio d’inverno – si legge tra i versi – quando anche il punto più basso è toccato, allora è il tempo per la luce di avanzare. A ricordarcelo, a risvegliarci è proprio la grazia della poesia, sorgente di vita e bellezza.

Il passo e l’orma

Riconoscimenti e premi

Concorso pennacalamaio@zacem.it – Sezione M Libro edito di Poesia

IV class.: Silvana Dal Cero “Il passo e l’orma” – Bassano del Grappa

Per l’acquisto del libro on line:

http://www.ibs.it/code/9788873143635/dal-cero-silvana/passo-orma.html

Per chi vive a Bassano o ci arriva da turista, il libro è acquistabile presso la libreria La Bassanese.
A chi volesse scrivermi ecco la mail:

laurisilvi@live.it

Un pensiero su “Il passo e l’orma

  1. Cari amissimondoveneto
    amanti del buon scrivere,
    amici della poesia: ciao!

    10 Euro…
    10 simbolici Euro solo per i costi vivi di un libro!
    Un libro vivo, un libro vero.
    Un libro che vi fará camminare!
    Il passo e l’orma
    Ogni passo lascia il segno.
    Ogni verso tocca il cuore.
    Ogni riga fa pensare.
    Ogni rima un sentimento.

    Poche!
    Poche parole usa SILVANA DAL CERO
    di Bassano del Grappa,
    per esprimere ciò che vuole dire.
    Tutte azzeccate.
    Nessun dispendio di energie né di colori!
    Pennellate che sono carezze.
    Pennellate che esprimono musica.
    Pennellate che vorresti essere capaci di ripetere voi stessi.

    Cari amici
    Amissimondoveneto
    non voglio vendere un libro
    né voglio che lo comperaste
    ma vorrei tanto che, come me,
    abbiate un nuovo amico vicino a voi!

    Un amico sincero, pronto e disponibile ad ogni istante.
    Un amico da sfogliare,
    un amico da gustare,
    un amico che vi segua
    passo dopo passo
    lasciando in voi la sua orma:

    Il passo e l’orma

    Per chi volesse acquistarlo “on line”
    http://www.ibs.it/code/9788873143635/dal-cero-silvana/passo-orma.html

    Invece per chi volesse contattare direttamente l´autrice:
    laurisilvi@live.it
    Ma, volendo, potete scrivere anche a noi:
    amissi-mondo-veneto@hotmail.it

Dimmi cosa ne pensi, te ne sarei grata.