Maria, incinta di Gesù, va per monti e strade sterrate, a trovare la cugina, incinta pure lei e con un bel po’ di anni sulle spalle.Al tempo non esistevano cellulari, telefoni, che mettessero in contatto velocemente e quotidianamente le persone.
D’altra parte anche Maria forse sentiva il bisogno di avere accanto una voce amica, una donna che comprendesse il suo stato di donna incinta, tra l’altro in modo misterioso e divino. Con tutto ciò che poteva significare anche per lei, ragazzina forse sedicenne, essere in attesa di un figlio, maternità densa di attese, pensieri, promesse, gioie e perché no? Anche preoccupazioni. Pure per Maria.
Queste due donne, che si incontrano, avvolte in una luce straordinaria, sono per me, oggi che leggo con occhi nuovi questo racconto che conosco da sempre, un esempio di amicizia femminile fondata sulla vera comprensione, sulla comunanza di sentire, sull’aiuto concreto, sul mutuo soccorso, per affrontare una tappa importantissima della vita.Incontro festoso ma non condito di inutili ciance e sciocche smancerie. Incontro gioioso, cui partecipa pure il bimbo che sta in grembo a Elisabetta. Incontro di profonda e intensa gioia anche per Maria, che in quel momento alza il suo magnificat.
Elisabetta e Maria, due donne amiche, cui guardare per penetrare il senso di una parola troppo spesso usata ma non sempre realmente compresa: amicizia.
Generosità, sensibilità, capacità di accoglienza, di identificarsi negli altri, desiderio di empatia…….
Esiste un legame di genere che ci accomuna malgrado le differenze personali, un sentire affine che ci spinge ad allearci perché consapevoli di condividere emozioni che un uomo difficilmente potrebbe cogliere.
Tanto che conosco persone conflittuali che sono diventate solidali perché si è attivato in loro un processo di identificazione sulla base di alcune esperienze, come, per esempio, la maternità.
Ciao, Lauraluna