Il Gigante de La Brenta
Era arrivato nel fiume tanto tempo fa. Forse accompagnato da una “brentana” e lì aveva preso posto fisso. Almeno così pensavano le persone che percorrevano l’anello del fiume. Un’occhiata distratta, immerse com’erano in un incessante cicaleccio: sì, era il masso era lì, anche oggi, nulla di strano.
I bambini invece si fermavano a osservarlo. Nei momenti di secca scendevano
nell’acqua per toccarlo, girandogli intorno a 360 gradi.
E così, naturalmente, cominciavano a cantare una filastrocca:
“Sasso masso
grande grosso
qui esisti
qui resisti
tu mi parli
io ti ascolto
sasso masso
dimmi tosto
la tua storia:
donde vieni?
Dove vai?”
“Io con l’acqua sono giunto
io con l’acqua me ne andrò
quando un bimbo troverà
qui nascosta nella roccia
quella chiave ben nascosta
di Brentana, Maga tosta”.
Coi piedi fradici saltellavano poi fuori a continuare la corsa sul sentiero sabbioso.
Non si rendevano conto, i bambini, di cantare una filastrocca fino a quel momento a loro sconosciuta: senza accorgersene seguivano la voce del Gigante che la suggeriva ma ciò non bastava a rompere la magia.
Quelle parole non dovevano essere cantate per imitazione ma uscire spontaneamente dai loro cuori innocenti.
Allora… forse…
Un giorno arrivò su quel tratto di fiume una giovane famiglia: mamma, papà e due pupe.
Vedendo il grande masso sbucare dal greto quasi per intero, Elianora chiese il permesso di scendere in acqua per poterlo infine toccare. Di solito pareva un’impresa impossibile.
I genitori si guardarono negli occhi e annuirono insieme.
Maria Leon, la piccolina, si affidò alla forte mano di Elianora e con il riso che saltellava dagli occhi come gocce d’acqua, cominciarono a sguazzare fino a toccare il Gigante.
Un attimo di silenzio scese improvviso tutto intorno. Non più canti d’uccelli, frinire di cicale, sciabordii d’acqua, fremiti di foglie.
E il Gigante parve sussultare sotto quel tocco di quattro mani calde e cicciottelle.
Fu una semplice, piccola questione di un attimo.
Le bimbe erano improvvisamente entrate nel Mondo di Magia.
Elianora e Maria Leon cantarono la solita filastrocca girando attorno al Gigante, toccandolo, in una carezza continua.
Finito il canto delle bimbe, il Gigante parlò:
“Son qui muto
congelato
sono un sasso senza volto
qui Brentana mi piantò
in tempesta
arrabbiata
perché sola si sentiva
e voleva compagnia.
Ella aspetta una vocina
dolce bianca cristallina.
Come vento strapperà
Tutto il grigio che la avvolge
solo allora la mia vita
tutta intera tornerà.”
Elianora comprese subito il senso di quella cantilena, colse la richiesta di aiuto e guardò la sorellina.
“Dai Maria Leon, facciamo un girotondo saltando nell’acqua e battendo le mani”.
La piccolina non se lo fece ripetere due volte, saltando e cantando a voce spiegata ripresero il girotondo.
Mamma e papà dalla riva sorvegliavano sorridenti le figlie.
Il masso però rimase sasso, il Gigante restò lì ben piantato nel letto del fiume.
Improvvisamente Maria Leon cominciò a cantare da sola, corte brevi parole lente, lei era molto piccola, cominciava adesso a parlare, ma sentì una forza grande che la spingeva a cantare da sola:
Balla balla
sasso masso
questa è acqua di magia
or ti bagno
or ti lavo
toglierò la stramberia
di Brentana Maga Tosta
tu dall’acqua ti alzerai
e sul fiume vagherai
a narrare a tutti i bimbi
che uno spruzzo d’acqua pura
ogni male laverà”.
Elianora guardava meravigliata la sorellina che cantava per la prima volta e quanto bene! mentre con le mani a fontanella raccoglieva acqua e la spruzzava sul masso in un grande continuo girotondo.
Calò ancora una volta il silenzio, tutta la natura pareva congelata.
Brevissimo l’istante poi l’acqua intorno al Gigante cominciò a gorgogliare stranamente, spumeggiando sempre più forte.
Papà e mamma si lanciarono in acqua portando a riva le figlie.
Temevano si fosse aperto un gorgo improvviso e che l’onda le travolgesse.
Squillò una risata da riva a riva, l’acqua si intorbidò un poco ma solo perché il Gigante si era mosso.
Videro le sue lunghe e forti gambe alzarsi dal fiume e muovere i primi passi, ampie, lunghe falcate sull’acqua.
Sulla superficie rocciosa si stavano delineando gli occhi mentre spuntavano due lunghe braccia, che agitavano l’aria in grandi saluti.
E intanto una voce robusta riempiva le rive:
“Grazie a te mia piccolina
la tua voce cristallina
è la chiave che aspettavo
hai dissolto il brutto incanto
che nel fiume mi legava
Il tuo canto così sacro,
io lo dico,
tu ricorda,
ogni velo alzerà
e il male fuggirà”.
Quattro paia di occhi seguirono il Gigante mentre rotolava via lontano o meglio, correva nell’acqua.
Maria Leon, per la prima volta, parlò con coraggio e a voce alta:
“Papà, mamma, avete visto! Ho risvegliato il Gigante, cantando da sola, ho rotto la magia e cancellato il velo grigio di Brentana”.
Con Elianora cominciò a saltare di gioia correndo sul sentiero.
Volevano raggiungere Sasso Masso ma le loro corte gambette non reggevano la sfida.
Lo salutarono un’ultima volta prima di vederlo scomparire dietro la curva del fiume mentre le lunghe braccia si agitavano alte fino a sfiorare le cime degli alberi che stormirono sempre più forte per l’ultimo saluto.